Non solo la violenza, ma anche gli insulti con cui si dileggiava la vittima. Quello che emerge dalle chat di Whatsapp degli stupratori della turista inglese cinquantenne, violentata a Meta di Sorrento durante l’ultima serata della sua vacanza in Italia con la figlia, è l’assoluto disprezzo della donna da parte dei suoi carnefici, che si vantavano tranquillamente con gli amici di quanto fatto all’Hotel Alimuri, senza alcun rimorso. Purtroppo una parte dei colloqui, utili per chiarire la vicenda, è andata persa, perché i dati dei cellulari di due degli arrestati sono stati cancellati dopo il loro sequestro mediante un servizio fornito dall’azienda produttrice in caso di furto o smarrimento: dai due apparecchi è stato possibile recuperare solamente le fotografie scattate durante la violenza.

Gli impietosi commenti sulle chat

Gli inquirenti hanno comunque avuto accesso alle diverse chat dei giovani, che avevano chiamato “cattive abitudini” quella con cui si tenevano in contatto. Il Fatto Quotidiano ha riportato alcuni stralci di queste conversazioni, utili agli inquirenti per ricostruire i fatti. La turista veniva definita, senza alcun rispetto, “milf”, “nonnina”, “nu patanone incredibile”. Infatti spesso i ragazzi usavano coloriti termini dialettali per descrivere il loro comportamento spregevole: “Imm sclerat… Fantastico”. E poi ancora “Agg fatt nu tavolone cu na milf”. Ricorre spesso il termine gergale “tavolone”, che indicherebbe un rapporto carnale sfrenato con una donna supina su di un tavolo oppure un letto.

In un’altra conversazione, riportata dal Messaggero, uno dei giovani si lamentava con gli amici: “avete fatto i vostri comodi sulle mie lenzuola”.

Un branco sicuro di farla franca

Da questi dialoghi, corredati di risate ed emoticon, senza mai una parola di pietà, appare chiaro come i giovani fossero sicuri di farla franca. Eppure, la leggerezza con cui si sono scambiati le foto scattate durante le violenze ha contribuito ad incastrarli, insieme alla fermezza della vittima, che ha denunciato l’accaduto non appena rientrata in Inghilterra.

Non sembra un caso che la donna sia stata drogata e poi violentata proprio durante la sua ultima notte di permanenza in Italia: il branco sperava che la sostanza stupefacente, in grado di annebbiare la memoria, confondendo i ricordi, avesse spinto la vittima a desistere dal rivolgersi alla polizia una volta tornata in Kent.

Ma non è andata come speravano. Ora le forze dell’ordine hanno ricostruito i fatti: la bevande alterate offerte alla vittima e a sua figlia 24enne; quest’ultima che si sente male e torna in camera; la cinquantenne, ormai rimasta sola, portata a bordo della piscina coperta dell’hotel e lì stuprata dai due barman; infine un terzo giovane che la conduce nelle stanze del personale.

La stanza dell’orrore

L’inglese ha la forza di scattare delle foto ai suoi aguzzini, in particolare riprende il tatuaggio di una corona con la scritta “king”, che risulterà utile per le identificazioni di un assalitore. Nella camerata trova diversi giovani seminudi, mentre altri due uomini più grandi osservano la scena vestiti.

La donna, pur con la mente annebbiata, intuisce quello che sta per succedere e supplica il suo accompagnatore di essere l’unico: “Solo tu, ti prego”. Il ragazzo annuisce sapendo di mentire. Mentre avviene la violenza di gruppo i telefonini scattano foto e riprendono la scena. Tutto prosegue fin troppo normalmente: il dubbio degli inquirenti è che il branco avesse agito già altre volte, secondo una procedura ormai abituale.