Intorno alle 20 di domenica 27 maggio, in via Francia, nel borgo di Cecchina ad Albano Laziale, Saliha Marsli, madre di 43 anni marocchina e incensurata, uccide la figlia 18enne Yasmine Seffahi, ferendola mortalmente con un fendente alla gola, poi si suicida lanciandosi dal tetto della propria abitazione. Sul posto giungono i Carabinieri e i Vigili del fuoco allertati dai passanti, ma per le due donne non c'è più niente da fare.
Yasmine soffriva di episodi depressivi
Gli ultimi aggiornamenti sul caso di omicidio-suicidio consumatosi nel borgo di Cecchina vicino a Roma, fanno luce sul movente che ha condotto Saliha Marsli a commettere il folle gesto.
Nel corso delle indagini è emersa la reale situazione nella quale vivevano le due donne: Yasmine soffriva da mesi di profonde crisi depressive e l'ultima l'aveva costretta persino ad allontanarsi dalla sua scuola, il liceo scientifico Vailati di Genzano, dopo che sul posto erano accorsi i carabinieri predisponendo un temporaneo ricovero per accedere alle cure necessarie.
La madre Saliha, probabilmente esausta e incapace di gestire la patologia della figlia fornendole un supporto adeguato, ha deciso di farla finita. Ha sferrato una coltellata alla gola alla figlia ferendola mortalmente poi ha appiccato un incendio nell'appartamento per mezzo di stracci improvvisati e imbevuti di una sostanza altamente infiammabile e infine ha risalito le scale dell'abitazione fino a raggiungere la terrazza dalla quale si è lanciata morendo sul colpo.
Ipotesi di omicidio-suicidio confermata
Gli esiti delle indagini coordinate dal comandante Emanuele Tamorri confermano che si tratti di un caso di omicidio-suicidio ed escludono completamente il coinvolgimento di terzi. Rimane ancora da chiarire l'ordine cronologico in cui si sono svolti i fatti, ma l'incendio parrebbe essere stato appiccato subito dopo l'omicidio di Yasmine, lasciata esanime sul pavimento all'ingresso di casa.
Confermato anche il movente: sarebbero le frequenti liti, inaspritesi nei giorni successivi al ricovero di Yasmine per depressione grave, descritta nonostante la malattia come una ragazza propositiva, coinvolta civilmente e politicamente nelle attività del comune di Albano. Si sono salvati l'ex-marito di Saliha Marsli e la seconda figlia, da tempo residenti in un altro appartamento e poco presenti nella vita delle due vittime.