In un universo parallelo colui che assume droga continuerebbe a fare uso di sostanze stupefacenti, la droga non sarebbe vietata, costerebbe il minimo, il farmaco per una ipotetica disintossicazione sarebbe illegale e le strutture che si occupano di una riabilitazione per i tossicodipendenti potrebbero contarsi sulle dita.

L’universo parallelo approda in Russia

Il metadone è il farmaco più utilizzato nelle crisi di astinenza dagli eroinomani e cocainomani; inoltre, è anche il farmaco utilizzato nei centri di recupero per tossicodipendenti. In Russia per usufruire del metadone bisogna percorrere dodici chilometri in salita; se invece il desiderio è quello di farsi curare in strutture apposite, si dovrà attendere la disponibilità degli edifici pubblici, o bisognerà fare i conti con le spese ingenti delle strutture private.

Tutto ciò appare quasi inverosimile, ma la stessa Russia sembra quasi rimasta assuefatta dall’eroina. Infatti, questo Paese presenta un elevato numero di iniettori di droghe.

La guerra dei Russi contro l’eroina comincia negli anni ’90 raggiungendo l’apice nel 2011 quando vennero sequestrate 75 tonnellate di eroina. Oltre alle somme spropositate della minima parte di eroina sequestrata ed entrata nella zona russa, il problema più rilevante sono le malattie con le quali convivono il 90% dei tossicodipendenti russi. Questi nella maggior parte dei casi presentano infezione da epatite C, mentre terzo della popolazione vive con l’HIV. Ma la popolazione russa, ha più possibilità di continuare a drogarsi che di curarsi: il metadone è quasi illegale, così come la buprenorfina.

Ciò avviene poichè Viktor Ivanon, direttore dell’Fskn, sostiene che il metadone non sia altro che una truffa occidentale e che sia più deleterio dell’eroina stessa, causando maggiori morti rispetto all’eroina di strada; attirando con sé il consenso della stampa e del popolo.

Una terapia senza scienza

Settantaquattro sono le strutture totali per la cura dei tossicodipendenti in Russia, solo quattro sono pubbliche.

Le terapie adottate ricordano molto le cure psichiatriche dei primi del '900. Sono presenti abusi e maltrattamenti che vengono categorizzati come percorsi terapeutici. Le modalità della terapia non hanno nulla a che vedere con le linee guida degli altri Paesi; queste piuttosto vertono sulla privazione di cibo, sulle percosse, sul mantenimento a letto tramite delle manette ed elettroshock.

Un altro metodo contro la tossicodipendenza è stato anche quello di seppellire vivo un paziente, lasciando fuori solo la testa. La cura per le dipendenze in Russia è una sola e vede la violazione dei diritti dell’uomo, portandolo ad una morte peggiore della droga o dell’alcol. Viene a mancare la lettura scientifica universale, nei confronti di una lettura scientifica necessaria che induce al controllo della persona, non curandolo ma piuttosto rendendolo il suo valore minimo.