La corsa allo spazio è ricominciata, ma stavolta non sono in gioco le ambizioni di Stati Uniti e URSS, nè quelle della Cina o dell'Unione Europea: la partita si gioca ora fra aziende private e miliardari con ambizioni sfrenate. Jeff Bezos, magnate statunitense e fondatore di Amazon, è infatti anche il proprietario di Blue Origin, società da lui fondata l'8 settembre del 2000. Nata principalmente per sviluppare tecnologie in grado di semplificare e rendere più economici i lanci suborbitali, ora ha ampliato le sue mire, puntando addirittura ad essere la prima azienda privata in grado di permettere all'uomo il ritorno sulla Luna.

La missione di Bezos, però, non è solo quella di atterrare sul nostro satellite per "turismo" o per dimostrare le proprie capacità, ma consiste addirittura nel creare sulla Luna un insediamento permanente che fungerà da gigantesca area produttiva su cui spostare tutte le aziende del nostro pianeta, rendendo la Terra un luogo puramente residenziale e abbattendo così l'inquinamento. Secondo gli ingegneri di Blue Origin il primo lancio dovrebbe avvenire nel 2025, a patto che la loro richiesta di partnership venga accettata dalla NASA e dall'ESA ("European Space Agency"). Bezos, infatti, intende offrire esclusivamente tecnologie e mezzi necessari al trasporto di uomini e materiali sul satellite, lasciando però l'incombenza della costruzione vera e propria dell'insediamento proprio alle agenzie europea e statunitense.

Oltre la luna: Elon Musk e il sogno marziano

Blue Origin non è la sola azienda privata che mira alla colonizzazione spaziale. Essa deve compere con SpaceX, società fondata e diretta dall'eccentrico miliardario Elon Musk, creatore anche di PayPal e di Tesla, che ha un obiettivo persino più ambizioso di quello di Bezos: portare l'uomo su Marte e creare sul pianeta rosso una colonia in grado di ospitare, inizialmente, 80.000 pionieri.

Tutto ciò ha il fine di creare un'alternativa abitativa alla Terra, che nei prossimi decenni dovrebbe sostenere una popolazione superiore ai 10 miliardi di persone. I costi della missione di Musk, alla luce delle attuali tecnologie, sono ancora proibitivi; tuttavia egli ritiene che, proprio grazie a Falcon X e a Falcon Heavy, razzi sviluppati recentemente da SpaceX, per la colonizzazione di Marte basterà un investimento di 36 miliardi di dollari, che verranno parzialmente coperti dai pionieri, che dovrebbero essere pronti ad investire circa 500.000 dollari a testa.

Sembra quindi ormai ripresa pienamente la corsa allo spazio, nonostante sembrava essersi rallentata alla fine del secolo scorso, con il crollo dell'Unione Sovietica. In mano, questa volta, alle società private e legata ai sogni e alle ambizioni di pochi individui con altissime capacità finanziarie. L'importante, però, è che le agenzie spaziali governative non rimangano a guardare e che collaborino con SpaceX, Blue Origin, o con chiunque decida di investire in questo tipo di ricerca, per riuscire sul serio a portare il livello di progresso scientifico e tecnologico umano ad un piano superiore e, magari, di permettere sul serio di far avere al nostro pianeta "una boccata di ossigeno".