Mercoledì scorso la Squadra Mobile di Ancona ha arrestato Claudio Pinti, trentaseienne di Agugliano, con l'accusa di lesioni personali dolose gravissime: ben consapevole di essere sieropositivo all'hiv da 9 anni, ha continuato ad intrattenere rapporti sessuali non protetti con innumerevoli donne e uomini, abbordati anche su social networks e siti d'incontri online. Si stima che potrebbero essere più di 200 le potenziali vittime, che la Polizia sta cercando di individuare tramite un appello, con tanto di numero verde e foto segnaletica dell' "untore".

Una lunga serie di vittime

La verità è uscita a galla grazie all'ultima ex-fidanzata di Pinti che, affetta da alcuni mesi da una "sindrome influenzale" che non si decideva a passare (ed insospettita da alcune confidenze di una conoscenza comune), ha deciso di sottoporsi agli esami del sangue, scoprendo così di essere sieropositiva. Defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute, dopo la terribile scoperta, la donna ha cercato il confronto con Pinti: dopo una serie di ammissioni parziali, l'uomo ha cercato di negare tutto inviandole un video-selfie in cui fingeva un auto-esame del sangue con il kit per il prelievo ematico. La vittima però non si è lasciata abbindolare, ed ha subito denunciato la situazione alle autorità competenti.

"Non voglio che altre donne facciano la mia stessa fine", ha dichiarato l'ex fidanzata in lacrime alle poliziotte specializzate nel raccogliere le denunce di donne abusate. Gli inquirenti, adesso, hanno sequestrato i due computer, i due telefonini ed il tablet dell’indagato, per estrarre informazioni utili per rintracciare un primo gruppo di persone con cui l’untore ha avuto contatti, e metterle in guardia del pericolo, nel caso avessero avuto rapporti sessuali con lui.

La Procura, inoltre, aprirà un fascicolo anche sulla morte di una precedente compagna di Pinti, da cui l'uomo avrebbe avuto anche una figlia (fortunatamente risultata sieronegativa), morta l'anno scorso a causa di una patologia che potrebbe essere ricollegata al virus dell'Hiv trasmessole dall'uomo. Se questa ipotesi verrà confermata dalle indagini, alle accuse a carico di Pinti potrebbe aggiungersi anche quella di omicidio volontario aggravato.

Le tesi negazioniste ed il muro di omertà

Difficile stabilire se "ci è o ci fa", ma a quanto pare Pinti sarebbe un dichiarato "negazionista" che amava andare in giro a sostenere tesi come: "L’Aids non esiste, è un’invenzione delle case farmaceutiche", mentre rimorchiava compulsivamente su Internet ignare prede da sedurre senza preservativo. "Forse negare è un suo modo di esorcizzare la paura della malattia", ipotizza un investigatore che durante l’arresto avrebbe raccolto i deliri dell’indagato: "Dice che per lui l’Aids è un anticorpo, non la malattia. Ma magari è solo un alibi, una strategia difensiva per limitare i danni al processo". Sul web, il target preferito da Pinti erano le donne sposate, da lui considerate più facili da portare a letto, "e cercava sempre rapporti non protetti", hanno sottolineato gli inquirenti.

Fatto sta che, dal 2008, Pinti era a conoscenza della sua condizione, e a quanto pare non solo lui: in molti, in realtà, sapevano delle sue condizioni, fra famigliari ed amici, ma nessuno si è premurato di informare tempestivamente le ex compagne dell'untore, almeno fino a che l'ultima povera donna non è finita ricoverata in ospedale.

Forse per l'Italia è arrivato il momento di parlare di api e fiori

Claudio Pinti è solo l'ultimo di una lunga serie di untori. Neanche una settimana fa, la Terza Corte d'Appello di Milano ha confermato la pena di 10 anni di carcere a un uomo accusato di aver trasmesso volontariamente alla moglie il virus dell'Hiv. Pochi mesi or sono, Valentino Talluto è stato condannato dalla III Corte d'Assise di Roma a 24 anni di reclusione per la sua "volontà pianificatrice di contagiare" con il virus dell'Hiv e "di avere rapporti sessuali a tutti i costi" con innumerevoli ragazze, accettando il rischio del contagio "come il prezzo per soddisfare i propri bisogni".

Ora, applicando un semplice ragionamento di tipo induttivo, è evidente che c'è qualcosa che non va: i casi stanno diventando troppi per trattare questi criminali come semplici squilibrati, od "orchi malvagi". L' "untore" potrebbe essere il nostro fidanzato, nostro marito, oppure il ragazzo conosciuto su Tinder la settimana scorsa. E se il motivo che spinge questi "untori" alla ricerca di rapporti non protetti potrebbe a prima vista essere considerato facilmente intuibile, in realtà non lo è affatto. Soprattutto considerando l'elemento forse più preoccupante di tutti: la quantità di donne (ma anche di uomini) che accettano di non usare il preservativo con quello che a volte non è molto più di un perfetto sconosciuto.

Agli "untori" magari potrà servire un coupon di sedute da un bravo psicologo, ma alle vittime d'altra parte non avrebbe fatto di certo male un bel corso di educazione sessuale. Forse è arrivato finalmente il momento di considerare il fatto che l'Italia è fra i Paesi più disinformati in materia di sesso?

Un po' di dati, giusto per concludere con un quadro generale della situazione. Tra il 2007 ed il 2016, le vendite dei preservativi in Italia sono diminuite del 13%. Secondo una ricerca condotta fra il 2015 e il 2016 in 9 Paesi europei, su un campione di 4.500 donne tra i 20 e 29 anni (di cui 500 italiane), nel 35% dei casi i rapporti sessuali sono totalmente a rischio, mentre nel 25% dei casi gli strumenti utilizzati sono poco affidabili, e mirati per lo più a proteggere da gravidanze indesiderate.

Di contro, le malattie sessualmente trasmissibili non sono affatto in calo: come evidenziato da uno studio dei ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), riferito al periodo 2012-2014, quasi la metà delle 15mila persone sieropositive in Italia all'epoca erano inconsapevoli di esserlo. E, guarda caso, si trattava per l’82,8% di uomini che hanno contratto il virus per via sessuale. Un quadro generale, questo, che dimostra chiaramente come malattie come l'Hiv sono tutt'ora considerate dagli italiani, nella maggior parte dei casi, come un qualcosa che non si conosce, che non ci tocca da vicino e che spesso appartiene agli "altri". E la prevenzione sessuale, purtroppo, è un argomento affrontato sempre meno dalla scuola e dai media tradizionali.