Sosteneva che fossero i farmaci ad uccidere presunti malati e che l'AIDS non esista. Sta di fatto che Claudio Pinti, 36 anni, autotrasportatore di Ancona, da 11 anni sieriopositivo all'Hiv, ha contagiato forse 200 donne. L'untore che adescava le sue vittime principalmente sui social e via chat e la cui storia ricorda quella di Valentino Talluto, avrebbe probabilmente continuato una condotta gravissima che potrebbe aver già provocato una catastrofe sanitaria, se non fosse stato bloccato dalla compagna. Una donna che, sconvolta per aver casualmente scoperto d'essere stata contagiata, lo ha denunciato.
E così ieri l'uomo è stato arrestato dalla squadra mobile di Ancona per lesioni gravissime dolose ai danni della sua ormai ex compagna. Ma agli inquirenti ha negato d'essere affetto dall'Hiv.
Ancona, scoperto l'untore
Dallo scorso febbraio l'untore che al momento viveva con i genitori a Montecarotto, comune in provincia di Ancona, aveva una relazione con una coetanea. Si erano conosciuti attraverso una chat di incontri. Ad aprile la donna sta poco bene, cerca di curare un'influenza che però non passa. A quel punto, coincidenza, si insospettisce per alcune dicerie sullo stato di salute del partner il quale sapendo d'essere sieropositivo non le aveva mai detto nulla né adottato precauzioni. La donna si sottopone ad analisi e scopre d'essere sieropositiva.
Quindi lo incalza, gli chiede spiegazioni. Il camionista nega, le dice che l'Aids non esiste e che ad uccidere sono i farmaci. Poi con una serie di messaggi su WhatsApp fa parziali ammissioni, eccetto tornare a negare. Le invia anche un video selfie in cui inscena un autoesame con il kit per il prelievo ematico. La donna a fine maggio corre a denunciarlo e ora chiede giustizia.
'Sono stata ingannata', ha dichiarato agli inquirenti, sentendosi defraudata della sua libertà. Dopo un'indagine lampo della Squadra Mobile di Ancona e del Servizio Centrale Operativo della polizia, ieri l'autotrasportatore è stato arrestato. Agli inquirenti avrebbe detto di aver avuto rapporti con oltre 200 persone. Nell'abitazione sottoposta a perquisizione, sono stati sequestrati oltre alle cartelle cliniche del soggetto, dispositivi informatici, smartphone e pc, che potrebbero far risalire alle altre vittime.
Al momento si trova nel carcere di Montacuto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Carlo Cimini, con l'accusa di lesioni personali dolose gravissime. La sieropositività potrebbe renderlo incompatibile con il regime carcerario.
Untore, l'appello della Questura di Ancona
Gli inquirenti hanno deciso di diffondere il nome e la foto dell'untore visto il rilevante interesse pubblico e le esigenze investigative di rintracciare le vittime che l'autotrasportatore aveva modo di conoscere girando l'Italia per lavoro, o su chat di incontri in cui era molto attivo. L'uomo sapeva con certezza di aver contratto la malattia, dal 2009 a seguito di analisi fatte. All'epoca viveva con una precedente compagna deceduta proprio l'estate scorsa a causa dell'Aids.
La polizia ha diffuso un appello affinché chi possa dare notizie utili si metta con urgenza in contatto col numero 071 2288595. La speranza è che altre donne possano verificare al più presto il proprio stato di salute e interrompere possibili contagi. La condotta negazionista dell'uomo definita dagli inquirenti 'subdola e in malafede', è stata confermata anche ieri in fase di arresto: Pinti ha negato d'essere malato. E così dal 2009 avrebbe continuato ad avere rapporti non protetti senza mai informare nessuna partner.