Non è legale equiparare i tutor autostradali agli autovelox, così ha sentenziato il tribunale di Nola in risposta al ricorso di un automobilista multato.

Il giudice gli ha dato ragione, perché l’apparecchio misura la velocità media e non quella istantanea e dunque una tolleranza del 5% è palesemente illegittima.

Nuovi tutor in funzione sulle autostrade

Come è noto in vista dell’esodo estivo sono stati ripristinati i tutor lungo 22 tratte autostradali che aumenteranno con il tempo. I nuovi tutor saranno in funzione nei prossimi giorni al posto di quelli bloccati per questioni legali legate al brevetto e si chiameranno SICVe-PM.

Gli apparecchi dovranno essere verificati e tarati periodicamente e, nella sentenza in oggetto datata 20 luglio 2018 contro la prefettura di Napoli, la velocità massima non era neanche stata fornita dalla Pubblica Amministrazione. Vi si può leggere che l’automobilista superava di oltre 10 km e non oltre 40 km/h il limite massimo consentito pari a 130 km/h.

Il fatto è avvenuto sull’autostrada A30 Caserta-Nola-Salerno nella zona di Palma Campania in provincia di Napoli e la violazione è stata accertata con il sistema SICVE, ossia i tutor; essendo impossibile determinare la velocità esatta in un luogo preciso, ma solamente la media della stessa, il giudice ha annullato la contravvenzione.

Tutor con tolleranza diversa dagli autovelox

Secondo quanto si può leggere nella sentenza numero 3767/2018, un automobilista multato ha presentato ricorso al giudice di pace di Nola sostenuto dall’associazione Globoconsumatori Onlus.

Come stabilito al comma tre dell’articolo 345 del Codice della Strada, è necessario applicare una riduzione diversa dagli autovelox ai tutor.

Applicando il 5% non si può avere la certezza matematica che sia stato superato il limite di velocità, dal momento che si tratta di un calcolo medio. I tutor, infatti, sono posizionati a distanze di alcuni chilometri e fotografano le vetture ad ogni passaggio calcolando una media della velocità nel tratto di strada compreso tra due apparecchi.

Se la media è superiore al limite massimo consentito scatta l’accertamento da parte di un addetto che, in caso di riscontro positivo, invierà la contravvenzione a domicilio.

In questo caso, però, l’automobilista campano ha vinto il ricorso e la prefettura di Napoli è stata condannata a pagare il contributo unificato di 43 euro.