Era vivo, al momento della nascita e quando è stato abbandonato dalla madre, il neonato ritrovato morto giovedì nel parcheggio di un supermercato di Terni.

La donna, un'italiana di 27 anni, lo aveva già detto agli inquirenti durante l'interrogatorio di venerdì e la conferma è arrivata dall'autopsia, eseguita questa mattina dal professor Mauro Bacci.

Per quanto riguarda le cause della morte, si ipotizza l'asfissia, ma occorreranno ulteriori verifiche, che richiedono esami di laboratorio. La terribile vicenda ha scosso la città di Terni e stimolato le riflessioni degli amministratori locali sulla piaga del consumo di droghe pesanti.

Povertà, degrado e tossicodipendenza dietro la morte del neonato a Terni

Il Comune di Terni ha emesso una nota ufficiale, in cui si sottolinea come 'stando alle primissime risultanze', l'omicidio del neonato sarebbe maturato negli ambienti della tossicodipendenza, caratterizzati da povertà e degrado estremi.

L'assessore con delega al welfare, Marco Celestino Cecconi, definisce l'aumento dei consumi di droghe pesanti 'una vera emergenza' e fa notare come sia necessaria una politica più attiva nei confronti della tossicodipendenza, con presidi mobili e personale specializzato, che intercetti il disagio e proponga percorsi di recupero, senza attendere semplicemente che i soggetti interessati da questo problema si rivolgano al Sert.

Le riflessioni della capo ostetrica sul neonato morto

La capo ostetrica dell'ospedale di Terni, Maria Antonietta Bianco, punta il dito sul fatto che molte donne non sono a conoscenza della legge italiana, che consente di partorire in forma completamente anonima e di non riconoscere il neonato, lasciandolo nella struttura ospedaliera in cui è nato.

La capo ostetrica ha poi espresso dolore sia per il bimbo, che poteva 'salvarsi e vivere in una famiglia', sia per la donna, evidentemente lasciata sola in una situazione di gravissimo disagio.

Sempre durante l'interrogatorio, infatti, la ventisettenne, già madre di un'altra bimba di due anni, avrebbe indicato come motivazione primaria del gesto quella economica: temendo di non potersi far carico del neonato, avrebbe nascosto la gravidanza alla propria famiglia e al compagno e avrebbe poi partorito in casa, col tragico epilogo dell'abbandono all'interno del sacco di plastica.

Certamente una vicenda su cui riflettere a fondo, anche aldilà dell'aspetto puramente umano, per mettere a punto strategie che possano evitare il periodico riproporsi di tragedie simili.