Dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova sono stati intervistati alcuni esperti del settore, tra cui Settimo Martinello, direttore generale di 4 Emme, la società di Bolzano che cura i controlli ed il monitoraggio di 50 mila ponti italiani. Secondo Martinello la situazione è molto critica e se non si interviene velocemente e con le adeguate misure i ponti crolleranno. Non ha detto che sono a rischio crollo ma ha affermato che è sicuro che crolleranno tutti. Le sue affermazioni sono avvalorate dai documenti che spiegano come ogni anno ne crolli circa una ventina, ma solo pochi casi giungono alla ribalta della cronaca, perché fortunatamente alcune strutture sono piccole e non causano vittime.

I dati sciorinati dal direttore della 4 Emme provengono dal monitoraggio annuale della situazione ponti italiani, di cui l'azienda bolzanese ne controlla ben 50mila. Il Ponte Morandi non faceva parte della gestione di Martinello perché è gestito da Autostrade per l'Italia e, aggiunge il direttore, di solito l'azienda fa le cose per bene quando si tratta di controllare le strutture. Aggiunge però che il fatto che il ponte crollato avesse dei problemi strutturali era già noto a tutti.

Perché il calcestruzzo dei ponti cede?

La sinistra previsione di Martinello circa il crollo dei ponti nostrani si basa sul fatto che i ponti italiani sono costruiti in calcestruzzo armato. Come spiega il geologo Mario Tozzi, le strutture edificate nel periodo che va dagli anni '50 agli anni '60 sono ormai arrivate a termine, perché non durano in eterno.

Il loro scheletro è una struttura di acciaio rivestita di calcestruzzo, che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua che altrimenti li ossiderebbe in poco tempo. Il calcestruzzo però funziona per alcuni anni, dopo i quali permette l'ingresso dell’umidità che si infiltra e inizia un processo detto carbonatazione, ovvero l'ossidazione e la conseguente corrosione.

Le strisce nere che dopo 10 o 15 anni affiorano sul calcestruzzo sono dovute alla fuoriuscita dell'ossido di ferro che causa l'impoverimento dell'armatura.

I ponti da monitorare

Non c'è un vero e proprio censimento dei ponti italiani, nè dei danni che li affliggono ma si parla di un milione e mezzo di strutture da controllare, numero che aumenta a dismisura se per ogni ponte contiamo le singole campate.

Solo 60mila di queste strutture sono già sotto osservazione, mentre per gli altri c'è il buio assoluto. L'unico rimedio attualmente applicabile, secondo Martinello, sono le ispezioni, che non sono più obbligatorie dal 1991 con una bene determinata frequenza ma sono da programmarsi a discrezione delle amministrazioni locali. Inoltre servirebbero 10mila ispettori qualificati e certificati, mentre ne abbiamo a disposizione solo 150.

Il ministro Toninelli ha dichiarato che si dovrebbe intervenire posizionando dei sensori, ma per gli esperti il rimedio è soltanto un palliativo, perché non eviterebbero i crolli ma potrebbero solo avvisare quando il ponte sta cedendo. Infine gli esperti hanno rilasciato alcune dichiarazioni sulle eventuali cause del disastro di Genova, ipotizzando come causa principale la mancata messa in sicurezza del ponte, che, probabilmente, all'interno era completamente vuoto.