Il New York Times ha riportato la struggente confessione di un ex-marine, il quale ha raccontato della sua brutale esperienza avvenuta durante il Capodanno del 2006.
La testimonianza di una vittima.
Il militare ha confidato di non essersi capacitato, inizialmente, dell’atto di violenza subìto soprattutto perché perpetuato da quello che considerava come un amico.
Difatti, le sensazioni iniziali, a seguito della violenza, sono state di incredulità completa, di confusione e di disorientamento; sensazioni che sono peggiorate quando, dopo aver confessato dell’abuso, non è stato creduto ed è stato persino accusato di essersi inventato tutto.
Descritto come bugiardo e cospiratore, al processo, infatti, è stata portata avanti questa linea e la vittima è stata completamente abbandonata a sé stessa, ai suoi traumi e ai suoi sensi di colpa.
Solo dopo dieci anni, il marine è stato chiamato da un detective del Kansas che stava indagando sul suo aggressore: il quale, dopo aver lasciato l’esercito, aveva continuato imperterrito ad abusare di persone indifese. Dopo dieci anni di calvario per la vittima, l’assalitore è stato accusato esplicitamente e condannato a 49 anni di prigione.
L’ex-marine racconta del sollievo percepito dopo la condanna e di aver provato, subito dopo, a scrivere un messaggio Facebook all’ex-capo squadra nel quale cercare di capire perché non era stato mai creduto e salvaguardato in tutti questi anni.
Cosa sta succedendo nell’esercito americano.
Non è la prima volta che si discute di abusi sessuali nell’esercito americano. Durante gli anni, sono state moltissime le denunce di ex-marines costretti ad abbandonare l’esercito a causa delle violenze subite.
Infatti, il New York Times, riporta che le denunce sono in aumento del 10% circa.
Non si parla più di traumi associati alla morte e al dolore vissuti in guerra, ma essenzialmente di shock legati alla violazione dell’intimità di una persona e, quindi, di un aspetto che va al di là di ogni semplice ferita. D’altra parte i vertici militari hanno sempre cercato di mostrarsi solidali con le vittime (almeno pubblicamente) ma delle migliaia di denunce e testimonianze, solo poche sono state ascoltate e portate effettivamente in tribunale; a causa di mancanza di prove.
La vicenda, riportata dal New York Times, è una storia tormentata che, dopo anni di accuse e disperazione, si è effettivamente conclusa con un lieto fine.