Si tratta di una classifica mondiale pubblicata ogni anno dal QS (Quacquarelli Symonds) – azienda britannica che opera nel campo del diritto allo studio e dell’educazione fondata nel 1990 – la quale ha stillato l’elenco, per il 2019, delle migliori università del mondo. Per studio competitivo sono stati presi in considerazione circa 1250 istituti: ai primi posti rimangono le università Inglesi, mentre la prima università italiana inserita è 153esima.

I risultati della 'World University Rankings' 2019

Nonostante la crescita esponenziale della qualità delle università asiatiche (con oltre 100 istituti presenti nella lista contro gli 89 inglesi), nella top ten delle università mondiali rimangono quelle inglesi e statunitensi: sul podio l’University of Oxford, University of Cambridge e la Stanford University.

Sesta, settima e ottava, invece, sostano le più famose Harvard, Princeton e Yale, tutte statunitensi. Il nostro paese, in generale, non subisce una tendenza troppo negativa rispetto all’elenco dello scorso anno. Difatti, rientrano nella classifica 43 Università Italiane e tre sono gli atenei che si inseriscono nei primi 200 posti: alla 153esima posizione, come primo tra gli istituti, la Scuola Superiore Sant’Anna, seguita dalla Normale di Pisa (161esima) e dall’Università di Bologna (180esima). Tra i paesi europei, spiccano la LMU di Monaco (32esima), la Paris Sciences et lettres di Parigi (41esima) e l’Università di tecnologia di Delft, in Olanda, al 58esimo posto.

Quali sono i criteri della ricerca?

L’analisi effettuata dal QS, per la realizzazione della graduatoria sulle migliori università del mondo, ha tenuto conto di diversi fattori essenziali nello sviluppo e nell’innovazione degli istituti universitari. Ricerca, partecipazione, insegnamento, trasferimento delle conoscenze, prospettive internazionali, soddisfazione degli studenti, perspicacia dei dirigenti e molti altri, sono stati gli indicatori presi in considerazione per stillare la classifica.

Difatti è considerato uno degli elenchi più completi e competitivi al mondo, grazie alle competenze e alla ricerca effettuata dai membri del QS.

I dati che preoccupano gli esperti, in generale, sembrano essere quelli che elevano il potenziale delle scuole asiatiche contro il predominio, finora assoluto, delle università inglesi; le quali potrebbero essere soggette a un lieve declino che fino a questo momento sembrava non poterle toccare.

In generale, l’India non è riuscita a rientrare nelle prime 200; mentre la Germania sembrerebbe essere il paese europeo con il terreno più fertile per il conseguimento di titoli importanti da parte delle Università.

Correzione (28 settembre 2018): Una precedente versione di questo articolo affermava che la prima università italiana fosse la Normale di Pisa (116esima). La prima italiana è in realtà la Scuola Superiore Sant'Anna, 153esima, mentre la Normale è 161esima. Ci scusiamo per l'errore.