Venerdì mattina un Terremoto di magnitudo 7.5 ha colpito l'isola di Sulawesi in Indonesia, causando uno tsunami e circa 170 scosse di assestamento. L'onda dello tsunami, inizialmente ed erroneamente smentito dalle autorità, era alta in alcuni punti fino a sei metri. Il bilancio delle vittime è attualmente salito a 832 ma è solo un bilancio temporaneo. È il più devastante terremoto che ha colpito l'Indonesia dalla terribile scossa del 26 dicembre 2004.

La cronaca del terremoto e dello tsunami

Alcune ore prima un sisma di magnitudo 6.1 ha colpito l'isola e provocato oltre 14 vittime ed alcuni danni, ma questa era solo una scossa "premonitrice" di quella principale.

Un terremoto fortissimo e superficiale (profondità di circa 10 km) di magnitudo 7.5 ha colpito la stessa area alle ore 17:02 locali radendo al suolo tutto quello che era stato risparmiato dalla scossa precedente. Subito, come sempre avviene per terremoti di questa intensità con epicentro in mare, è stata diramata l'allerta tsunami, ma per motivi ancora non ber chiari, le autorità indonesiane del National Disaster Mitigation Agency (BNPB) hanno ritirato l'allerta stessa appena mezz'ora dopo la scossa.

Nelle ore successive sono arrivate le prime immagini dell'onda di tsunami, alta oltre sei metri in alcune aree, che ha investito la costa della città di Palu, la più grande della parte nord dell'isola e vicina all'epicentro.

Le vittime accertate sono al momento 832 di cui ben 821 nella città di Palu che si trova dentro uno stretto golfo che ha amplificato l'effetto distruttivo dello tsunami. Risultano solo 11 vittime nella città di Donggala ma nella zona, densamente popolata e ricca di villaggi di pescatori, la comunicazione è ancora totalmente paralizzata e il governo è preoccupato di ciò che troverà quando verranno ristabiliti i contatti.

Le cause dello tsunami e del mancato allarme

Il portavoce del BNPB, Sutopo Purwo Nugroho, ha così motivato la scelta di ritirare l'allerta tsunami: "La decisione si basava sul monitoraggio visivo e sui dati ricevuti dalle boe di rilevamento dello tsunami in mare nei successivi 30 minuti. Non essendo stato registrato alcun cambiamento significativo nel livello del mare, è stata presa la decisione di ritirare l'allarme.

L'esperto di tsunami Abdul Muhari ha criticato la decisione di porre fine all'allarme perché mancano le attrezzature adeguate per misurare l'altezza del livello del mare sia dalla terra che dall'acqua, poiché lo strumento più vicino per misurare i cambiamenti del livello del mare si trova a circa 400 km di distanza, troppo per poter dare informazioni in tempo reale. Finché le autorità non avessero potuto confermare o smentire con certezza lo tsunami, l'allarme sarebbe dovuto rimanere valido. Secondo le prime osservazioni l'onda dello tsunami potrebbe non essere stata causata direttamente dal terremoto ma da una successiva frana sottomarina, causata dal sisma, che avrebbe spinto l'enorme massa d'acqua che ha creato l'onda che ha colpito la città di Palu.

Sono in corso diverse indagini geologiche per riuscire a ricostruire meglio gli avvenimenti.

I soccorsi e l'intervento dell'esercito

Il doppio disastro, il terremoto di magnitudo 7,5 e il muro di acqua che si è abbattuto sulla costa, hanno ucciso centinaia di persone e distrutto migliaia di edifici tra cui un centro commerciale, un hotel, alcuni ristoranti sul mare e diverse moschee. La città di Palu è stata devastata: manca l'elettricità e l'acqua potabile scarseggia dopo che le tubature sono state danneggiate. Anche il carburante sta per esaurirsi e ci sono file di cittadini davanti le poche stazioni di servizio ancora in funzione. Sempre Sutopo Purwo Nugroho ha dichiarato in un'intervista televisiva che sono state trovate sia vittime causate dal terremoto che dallo tsunami la maggior parte delle quali, oltre 800, nella città di Palu ma con la certezza che il bilancio si aggraverà nelle prossime ore quando le squadre di ricerca e salvataggio riusciranno a raggiungere le zone lungo la costa più vicine all'epicentro.

Il vicepresidente indonesiano Jusuf Kalla ha dichiarato che migliaia di persone potrebbero essere morte, risucchiate in mare dall'onda dello tsunami. Il personale militare indonesiano di stanza vicino alle aree colpite e i funzionari di Gorontalo, Mamuju e Makassar stanno lavorando per aiutare a liberare dai detriti le costruzioni crollate per trovare e salvare le persone che potrebbero essere rimaste intrappolate.

Il terremoto del 2004 non è servito da lezione

L'Indonesia è un grande arcipelago di oltre 13.000 isole ed è uno dei luoghi più attivi dal punto di vista sismico sulla terra ed è spesso vittima di disastri naturali. Lo tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano, scatenato da un terremoto di magnitudo 9.1, ha causato circa 230.000 morti in 14 paesi ed è classificato come uno dei disastri naturali più devastanti della storia.

Dopo questa esperienza, l'Indonesia ha rafforzato la sua capacità di risposta ai disastri creando una nuova agenzia di gestione delle calamità, con unità provinciali che possono riferire rapidamente al governo centrale. Ma rimangono molti ostacoli: le autorità provinciali indonesiane, che detengono un potere significativo, hanno l'abitudine di rifiutare le offerte di aiuto da parte di organizzazioni internazionali, afferma Selina Sumbung, membro dello staff di Save the Children in Indonesia. L'organizzazione umanitaria sta mettendo insieme una squadra per recarsi a Palu ma non è ancora sicuro se il personale straniero avrà il permesso lavorare sul campo.