Discussione abbastanza inusuale durante la seduta del consiglio comunale di Monza, quando Marco Lamperti, consigliere in quota Pd, ha presentato un’interrogazione per chiedere chiarimenti circa il nome di un cane impiegato nei servizi antidroga dall’unità cinofila della polizia locale. Il pastore tedesco si chiama Narco della Decima Mas e secondo il consigliere il nome è di poco gusto, perché “non tutti forse sanno cosa ha rappresentato la Xma Flottiglia Mas nella storia d’Italia".
Il nome richiama il fascismo ma è solo la denominazione dell’allevamento dove è nato il cane
Secondo Lamperti, il nome del cane è troppo collegato a un’unità della marina italiana che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fece parte del corpo militare della Repubblica di Salò, collaborò attivamente con le forze armate tedesche in Italia settentrionale e si rese protagonista di azioni di terrorismo, anche nei confronti dei civili, arrivando a macchiarsi di crimini di guerra.
Il clima è stato stemperato dalla risposta arrivata dall’assessore alla Sicurezza Federico Arena (Lega Nord), che ha spiegato come il nome del pastore tedesco sia quello effettivamente riportato nel pedigree del cane, nato e allevato presso l’Allevamento della Decima Mas ad Agugliano, in provincia di Ancona, uno dei più rinomati d’Italia.
Il nome dell’allevamento viene sempre aggiunto a quello di battesimo del cane, quasi come se fosse un cognome, per facilitare il riconoscimento delle linee genealogiche.
“Il cane non fa il saluto fascista e nella cuccia non ha ritratti di Benito Mussolini”
L’assessore Arena ha poi aggiunto alcuni commenti ironici, per porre fine alla polemica: “Grazie a un goniometro ho potuto verificare che Narco, quando muove le zampe, non fa mai il saluto romano.
Abbiamo controllato anche l’interno della sua cuccia e non abbiamo trovato busti di Benito Mussolini. Consiglio il Pd di non perdere altro tempo e di informare in merito l’onorevole Fiano, prima che presenti un’interrogazione alla Camera. Potete stare tranquilli, Monza non ha un cane fascista”.
La Decima Mas prima dell’armistizio
Se il comportamento di parte della Xma Mas dopo l’armistizio costituisce uno dei capitoli più bui della storia del nostro Paese, le azioni dell’unità speciale della Marina italiana compiute dal 1939 al 1943 rientrano tra quelle più audaci mai messe a segno. Le prime attività operative risalgono al primo conflitto mondiale quando i Mas (Motobarca armata silurante) compirono azioni quali la Beffa di Buccari e l’affondamento della corazzata austriaca Wien, al largo di Trieste, e della corazzata Santo Stefano nel mare di Premuda.
Nel secondo conflitto mondiale, con la storica denominazione di Decima, il reparto mise a punto i cosiddetti Slc, siluri a lenta corsa, meglio noti con il nomignolo di “maiali”: siluri pilotati da due uomini ciascuno e grazie a quali i palombari italiani riuscivano a entrare nei porti inglesi del Mediterraneo e a piazzare cariche esplosive sotto le chiglie delle navi nemiche.
È entrata nella storia l’impresa compiuta dal sommergibile Sciré che, comandato dal tenente di vascello Junio Valerio Borghese, portò tre siluri a lenta corsa davanti al porto di Alessandria. Condotti da Luigi Durand de la Penne, Emilio Bianchi, Vincenzo Martellotta, Mario Marino, Antonio Marcegaglia e Spartaco Schergat, pur con alterne fortune, i tre “maiali” riuscirono a superare le reti poste a protezione del porto di Alessandria e ad affondare le corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth (quest’ultima nave ammiraglia) e la petroliera Sagona, oltre a danneggiare il cacciatorpediniere Jervis. Il primo ministro inglese Wiston Churchill commentò l’evento con queste parole: “...sei Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse”.
Sciolto dopo la fine del secondo conflitto mondiale, è stato ricostituito nel 1954 con il nome di Comsubin (Comando subacquei e incursori), è considerato un reparto d'élite delle forze militari italiane.