Scotland Yard contro Facebook, Inghilterra contro Usa. Sta diventando un caso limite della giurisprudenza e del diritto internazionale, oltre che una faccenda sulla soglia della rottura diplomatica tra due Paesi 'amici', l'omicidio della 13enne inglese Lucy McHugh, crimine lo scorso luglio ha sconvolto il Paese e su cui sta indagando la polizia.
La soluzione del caso potrebbe arrivare grazie a una password. La minorenne, stuprata e accoltellata, potrebbe essere stata uccisa da un amico della madre, un uomo con cui nonostante la giovane età aveva una relazione segreta e con cui ha avuto diversi contatti in chat.
Ma la polizia inglese non può accedere ai messaggi che i due si sono scambiati perché Facebook non sblocca l'account del sospettato.
Il numero uno di Scotland Yard contro il gigante di Mark Zuckerberg
"La polizia dovrebbe avere accesso agli account dei social media degli indagati in pochi minuti": l'invettiva polemica è di Cressida Dick, numero uno di Scotland Yard, che si è scagliata contro il gigante del Web, di cui è ideatore, amministratore e proprietario Mark Zuckerberg. La funzionaria al vertice di Scotland Yard è indignata perché il social non collabora con la giustizia come invece dovrebbe fare, rispondendo alle richieste "nel giro di minuti".
La polizia inglese non può accedere all'account del 24enne Stephen Nicholson, arrestato perché sospettato dello stupro e omicidio di Lucy.
Nicholson ha lavorato come infermiere a casa della famiglia della vittima dove ha anche vissuto. Malgrado la differenza di età, ha avuto una relazione sessuale con la minore. Qualche mese prima di essere uccisa, Lucy aveva scritto sulla sua pagina Facebook di avere avviato una relazione ma senza specificare con chi.
Il sospettato aveva ammesso di avere avuto conversazioni social con lei nei giorni precedenti il brutale omicidio.
Ma successivamente per ben due volte si è rifiutato di fornire agli inquirenti la sua password di accesso a Facebook, adducendo come giustificazione di dover proteggere se stesso e la sua famiglia anche perché, secondo quanto trapelato, avrebbe fatto uso di cannabis.
Per questo motivo è già stato condannato per ostruzione alla giustizia a 14 mesi di prigione trattandosi di un un reato ai sensi del Regolamento inglese della Legge sugli Investigatori.
L'uomo quindi è in carcere, ma intanto le indagini che lo accusano di violenza sessuale ed omicidio sono bloccate per l'impossibilità di accedere alla prova decisiva. E adesso le cose si complicano.
Facebook non sblocca l'account rivelatore
Per aggirare l'ostacolo, la polizia inglese si è rivolta direttamente a Facebook. Ma per ora senza venire a capo di nulla perché il gigante del Web ha detto che la richiesta può essere eventualmente soddisfatta affrontando un lungo iter legale e una volta ottenuta un'ingiunzione dal Dipartimento di Giustizia Usa. Tutto questo potrebbe richiedere tempi lunghi, almeno sei mesi, e inficiare la buona riuscita delle indagini.
Nella vicenda si sono mobilitati anche deputati e rappresentanti istituzionali.
Yvette Cooper, presidente del comitato per gli Affari Interni, ha invitato il governo americano e Facebook a creare una procedura legale veloce per questi specifici delitti efferati.
Anche la famiglia della vittima chiede sia fatta giustizia. Grieving Stacey White, la mamma della vittima, ha lanciato un appello a Facebook perché collabori con la polizia. La donna contesta anche il fatto che il social abbia trasformato il profilo privato di sua figlia in una pagina commemorativa pubblica senza il permesso della famiglia.
Un delitto atroce
Lo scorso 25 luglio, la 13enne Lucy, uscita per andare a trovare un'amica, era invece scomparsa nel nulla. Subito si erano attivate le ricerche e tutto il Paese aveva sperato nel lieto fine.
E invece dopo due giorni di angoscia, un dogsitter l'aveva trovata morta in un bosco vicino a Southampton. Era stata barbaramente uccisa a coltellate dopo essere stata violentata, l'assassino aveva cercato di occultare il cadavere.