Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, è tornato in libertà. Una libertà limitata, gravata dal divieto di dimora nella sua città. La decisione è stata presa dal Tribunale del Riesame che ha accolto parzialmente le ragioni della difesa. Le ipotesi di reato avanzate dalla Procura della Repubblica di Locri, che avevano portato all'arresto di Lucano il 2 ottobre, menzionavano il favoreggiamento all'immigrazione clandestina e presunti illeciti nell'affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti.
Secondo il gip, l'indagine si sarebbe basata su errori procedurali e inesattezze
Il gip Domenico Di Croce ha constatato che le ipotesi di reato sui servizi di accoglienza avanzate dalla Procura di Locri sarebbero "vaghe e generiche", mentre per quanto riguarda l'accusa di truffa aggravata, dalle intercettazioni, emergerebbe una "modalità quanto meno opaca" in merito alla gestione delle somme da convogliare ad operatori privati.
Al contempo, il giudice ha statuito che gli inquirenti siano incorsi in un "errore grossolano" che è andato ad intaccare l'intero impianto accusatorio. Infatti, secondo il Riesame, gli investigatori avrebbero individuato un ingiusto profitto nel totale delle somme incassate dalle cooperative, ma allo stesso tempo non avrebbero scoperto nulla di significativo sulla differenza tra "il totale e le spese realmente sostenute".
Di conseguenza, quest'errore sarebbe andato a pregiudicare la validità dell'assunto accusatorio, rendendo il capo d'imputazione non idoneo a rappresentare una contestazione.
Il gip, ad ogni modo, ha confermato l'esistenza di una "gestione opaca" dei fondi relativi all'accoglienza dei migranti da parte del sindaco Lucano, definito come un "soggetto avvezzo a muoversi sul confine tra lecito e illecito".
Il "modello Riace" andrà avanti senza contributi pubblici
Al termine dell'udienza, Mimmo Lucano ha rilasciato alcune dichiarazioni ai cronisti, ribadendo con forza che il "modello Riace" continuerà ad andare avanti pur senza il supporto dei fondi pubblici. Il primo cittadino del Comune calabrese, inoltre, ha aggiunto che l'obiettivo è quello di mettere in piedi un sistema di accoglienza spontaneo che sia del tutto svincolato dallo Sprar.
In ogni caso, verrà presentato ricorso al Tar, ma "come fatto morale".
Come ricorda "Il Sole 24 Ore", a Riace, per avviare il progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) erano stati recuperati degli immobili abbandonati risalenti agli anni '30-'60, utilizzando fondi dell'Unione Europea e una serie di progetti sottoscritti dalla Regione Calabria. Inoltre, basandosi sulla presenza e sull'attività dei richiedenti asilo, erano emersi anche una serie di posti di lavoro che avevano in un certo qual modo rilanciato il paesino in provincia di Reggio Calabria: avevano riaperto botteghe artigiane e ristoranti, così come si erano riattivati asili e scuole multilingue. Al contempo erano state ristrutturate anche diverse dimore e si era provveduto ad una risistemazione dell'illuminazione pubblica.
Dopo l'arresto di Domenico Lucano (adesso revocato con obbligo di divieto di dimora), il Ministero dell'Interno ha predisposto il trasferimento altrove dei migranti residenti nella cittadina calabrese.