Vivere per 15 anni portandosi dentro un trauma così forte non deve essere stato facile. Dietro l’apparente spensieratezza da 18enne, Yazmina Howard celava ancora delle ferite, impossibili da rimarginarsi. Nel 2003, sua madre, Maxine Carr, si era uccisa, lanciandosi da una finestra della sua abitazione al settimo piano di un edificio a Maidstone, in Gran Bretagna. Nel suo folle volo non era sola: teneva tra le braccia proprio Yazmina, che era riuscita a sopravvivere miracolosamente alla caduta. Un’esperienza sconvolgente, che deve averla segnata per sempre, visto che anche lei, come la mamma, si è tolta la vita lunedì primo ottobre, lasciandosi cadere da un ponte dell’autostrada M20 a Larkfield nel Kent, dopo aver trascorso la serata con un’amica, con cui era uscita per mangiare una pizza.

Il volo dal settimo piano insieme alla madre

Nessuno sa cosa abbia spinto Yazmina a compiere questo gesto estremo: di certo la mente di tutti è tornata a quel primo agosto di 15 anni fa, quando la madre decise di farla finita e di portare con sé la piccola, che allora aveva solo tre anni. La donna aveva subito diversi abusi domestici da parte dell’ex compagno, Ivan Delgardo, e temendo che l’uomo arrivasse - per ritorsione - a toglierle la figlia aveva deciso di lanciarsi nel vuoto con la bambina in braccio.

Maxine morì sul colpo, mentre Yazmina se la cavò con diverse fratture al braccio, al cranio, alla mascella e ad una costola. Ma soprattutto riportando un trauma psicologico che l’avrebbe accompagnata per il resto dei suoi giorni e che si era aggravato negli ultimi tempi, forse anche a causa del periodo di crisi che stava vivendo con il suo ragazzo, come raccontano adesso i suoi nonni.

Il ricordo di Janet e Michael Howard, i nonni di Yazmina

Janet e Michael Howard, i genitori del padre di Yazmina, parlano della nipote, come di una ragazza “che non avrebbe mai fatto del male a nessuno”, perché “bella fuori e bella dentro”. Dopo la morte della madre l’hanno accudita amorevolmente per anni, trattandola come una figlia.

Adesso ricordano commossi come la ragazza a volte chiamasse “mamma” la nonna e ne esaltano i valori, elencandone le sane abitudini: non fumava, non andava in discoteca ed amava gli animali. Tuttavia non hanno potuto far nulla contro quel male oscuro che pian piano la stava divorando.

A quanto pare negli ultimi tempi la situazione era improvvisamente peggiorata: già una settimana prima Yazmina aveva tentato di gettarsi dallo stesso ponte, ma il fidanzato era riuscito a salvarla fermandola in tempo.

Secondo alcune voci, la ragazza temeva di essere stata tradita: questa paura forse aveva improvvisamente fatto riaffiorare in lei i vecchi fantasmi. Il supporto psicologico fornito dalle strutture mediche, dopo questo episodio, non era stato sufficiente, come denuncia adesso il nonno.

Lunedì sera Janet ha ricevuto un ultimo messaggio dalla nipote, alle 21:23, in cui le assicurava di stare bene. Mentiva, visto che verso le 22, ha deciso di ripetere il gesto di sua madre.