La Corte suprema del Pakistan, con una decisione sorprendente, ha assolto asia bibi dall'accusa di blasfemia, cancellando la sentenza di condanna a morte emessa dai tribunali di primo e secondo grado. La giovane pachistana, di religione cattolica, nel 2009 era stata accusata da due donne di aver offeso il profeta Maometto. Due sentenze, nel 2010 e nel 2014, l’avevano condannata alla pena capitale. Nonostante numerose pressioni e torture psicologiche subite in otto anni di carcere, Asia Bibi non ha mai rinunciato alla propria fede e ha continuato a proclamare la propria innocenza.
La scarcerazione richiederà alcuni giorni. La famiglia di Asia si è dichiarata preoccupata perché ora teme ritorsioni da parte di attivisti ed estremisti islamici: il parere è condiviso anche dal suo legale, Saif ul-Malook che non nasconde di avere paura per la sua stessa vita. In Italia Mario Adinolfi, leader del Popolo della Famiglia, ha esplicitamente chiesto che il nostro Paese conceda asilo politico ad Asia Bibi perché sia accolta quanto prima e messa al sicuro sul territorio italiano.
Le paure della famiglia e del legale di Asia sembrano confermate: in diverse città pachistane sono segnalate proteste nei confronti della sentenza emessa dalla Corte Suprema.
Otto anni di processo e due sentenze di condanna a morte cancellate
La vicenda di Asia Bibi è iniziata il 14 giugno 2009 a Ittar Wali, nella regione del Pujiab, quando due donne l’accusarono di avere “infettato” un pozzo, riservato ai soli islamici, per avervi bevuto nonostante fosse di religione cattolica. Durante l’alterco che ne era conseguito, secondo le accusatrici Asia avrebbe detto: “Il mio Dio è morto per me, Maometto cosa ha fatto per voi?
”. Nei giorni successivi la giovane donna venne aggredita e picchiata da una folla di musulmani aizzati dai muezzin delle moschee locali, poi arrestata e condotta in carcere nonostante fosse madre di cinque figli.
Il processo di primo grado si è svolto nel 2010 e si era concluso con la condanna a morte di Asia. La sentenza è stata confermata nel 2014 dall’Alta Corte di Lahore: in entrambi i casi le decisioni dei tribunali pachistani avevano suscitato forti proteste a livello mondiale sia per l’estrema gravità della condanna sia per la poca trasparenza con cui si erano svolti i processi.
Oggi, dopo 3.420 giorni di carcere trascorsi per la maggior parte in completo isolamento, Asia è stata assolta da ogni accusa: la sentenza era stata emessa lo scorso 8 ottobre ma è stata mantenuta segreta per motivi di sicurezza, persino vietando ai media locali di parlare dell’argomento. Quando il presidente della Corte, Mian Saqib Nisar, ha letto oggi il testo con la sentenza, il tribunale era difeso da circa 300 agenti: secondo quanto deciso dalla corte, per emettere una condanna a morte è necessario che l’accusa riesca a provare ogni ragionevole dubbio la colpevolezza della persona accusata e soprattutto la veridicità dei fatti. Nel caso di Asia Bibi, questo obiettivo non è stato “categoricamente mai raggiunto” dalla pubblica accusa, anzi le testimonianze sono state spesso caratterizzate da omissioni e contraddizioni.
Proteste in Pakistan contro la sentenza assolutoria
Il fondamentalismo islamico, che dava per scontata la conferma della condanna, non ha tardato a reagire: in diverse città sono in corso manifestazioni di protesta organizzate dal partito Tlp, che rappresenta i musulmani sunniti e il cui leader, Khadim Hussain RIzvi, già da ieri aveva invitato i seguaci a tenersi pronti a reagire in caso di sentenza assolutoria. Per sicurezza sono state chiuse al traffico diverse vie di Islamabad, comprese tutte quelle che danno accesso alla città.
Mario Adinolfi: “Concedere subito asilo ad Asia Bibi e portare lei e la famiglia al sicuro in Italia”
Mario Adinolfi, leader del partito “Popolo della Famiglia”, ha esplicitamente invitato il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi perché conceda subito asilo politico ad Asia Bibi e ai suoi familiari: “Il clima in Pakistan è pesantissimo dopo l’assoluzione di Asia, una donna cristiana coraggiosa, simbolo dei cristiani perseguitati e che non ha mai abiurato la propria fede, pagando con 3.420 giorni di ingiusta carcerazione.
Chiediamo al Ministro Moavero di farsi parte attiva per portare subito in Italia Asia, il marito e i loro cinque figli. Gli estremisti islamici cercheranno di ucciderla, l’Italia mandi un messaggio chiaro al fondamentalismo attraverso un abbraccio a una madre eroica”.