Il carcere duro non era più idoneo alle precarie condizioni di salute di Bernardo Provenzano. L'ultimo 'capo dei capi' della mafia, arrestato nel 2006 dopo una lunghissima latitanza, è morto il 13 luglio di due anni fa all'ospedale San Paolo di Milano all'età di 83 anni. Secondo la Corte europea dei diritti umani, il regime del 41bis applicato negli ultimi mesi di vita, dal 23 marzo al 13 luglio del 2016, quando le sue condizioni si erano irrimediabilmente aggravate, avrebbe violato il diritto del boss a non essere sottoposto a trattamenti inumani.

Da parte di Strasburgo, però, la precisazione che la prosecuzione della detenzione carceraria non ha leso i suoi diritti. Ad ogni modo per l'Italia è arrivata una condanna.

Il boss aveva lamentato 'cure mediche non adeguate'

Negli ultimi mesi di vita, in effetti, l'anziano boss di Cosa Nostra aveva lamentato di non essere sottoposto in carcere a cure mediche adeguate alle sue gravi condizioni, oltre ad aver contestato in tal senso il regime di carcere duro. Di questo parere Rosalba Di Gregorio, avvocato di Provenzano. "Applicare il carcere duro a chi non è più socialmente pericoloso diventa una persecuzione". Relativamente alla prosecuzione della detenzione, come già detto, la Corte non ha individuato alcuna lesione dei suoi diritti: viene dunque contestato il rinnovo del 41bis, ma non la detenzione in carcere.

A marzo del 2011 era stata confermata la notizia di un cancro alla vescica da cui Provenzano era affetto, il boss aveva anche tentato di togliersi la vita nel 2012 all'interno del carcere di Parma. A causa dell'aggravarsi della sua malattia, era stato ricoverato in ospedale a Milano nel 2014. Nel 2015, la Cassazione aveva confermato il regime di 41bis presso la camera di massima sicurezza del nosocomio milanese.

I legali avevano chiesto il suo spostamento presso il reparto dei detenuti ordinari.

Le reazioni politiche

Non si sono fatte attendere le reazioni del governo italiano, ad iniziare dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. "Le sentenze si rispettano e dunque io rispetto questa e non la commento, il 41bis però non si tocca", ha detto il Gurdasigilli che ha inoltre sottolineato come "gli altri Paesi hanno solo da imparare dall'Italia sulle normative antimafia".

Durissimo il commento del vicepremier Luigi Di Maio: "Ma scherziamo?", scrive in un tweet il leader del Movimento 5 Stelle che aggiunge "non sanno di cosa parlano", ribadendo la notizia della condanna dell'Italia. Va giù pesante anche Matteo Salvini che prende l'ennesimo spunto per Un nuovo attacco all'UE: 'Un'altra dimostrazione dell'inutilità del baraccone europeo. Per l'Italia decidono gli italiani'.