Jamal Khashoggi, il famoso giornalista scomparso che collaborava con il Washington Post, sarebbe stato sequestrato, torturato e ucciso dentro il consolato saudita di Istanbul. La Turchia sarebbe entrata in possesso di inequivocabili intercettazioni audio e video che proverebbero la responsabilità del principe Mohammad bin Salman Al Sa'ud. Lo sostiene il quotidiano americano Washington Post. Il contenuto fondamentale di queste prove sarebbe già stato trasmesso alle autorità statunitensi.

Khashoggi, recatosi presso il consolato del suo Paese per ottenere dei documenti in vista del suo imminente matrimonio, sarebbe stato prelevato direttamente dalla stanza del console, trascinato in un altro locale, picchiato e torturato a morte.

In seguito, il suo corpo sarebbe stato smembrato con una sega. Stando a questa fonte, tutta l'operazione, ordinata e pianificata dal potentissimo principe del regno saudita, sarebbe stata messa in pratica da una squadra composta in tutto da 15 sicari.

Chi era Jamal Khashoggi?

Jamal Khashoggi, nato a Medina nel 1958, è stato per anni corrispondente di importanti testate giornalistiche arabe raccontando l'invasione sovietica dell'Afghanistan e l'ascesa di Osama Bin Laden, per poi cooperare con gli alti funzionari del regno saudita in veste di consigliere. Consapevole e spaventato dal fatto che le sue posizioni, sempre più critiche e dissidenti nei confronti della dinastia saudita, iniziavano a suscitare la riprovazione e la censura dei dirigenti del suo Paese, aveva deciso, di recente, di lasciare la sua terra per trasferirsi in America dove aveva avviato una collaborazione con il Washington Post.

Perché Khashoggi sarebbe stato ucciso

Stando a quanto riferisce la stampa internazionale, Khashoggi, nel corso delle sue numerose attività, non si sarebbe limitato ad esternare opinioni ritenute scomode, eretiche ed in aperta polemica con l'operato della famiglia Al Sa'ud, ma avrebbe acquisito elementi interessantissimi che dimostrerebbero la fondatezza di quelle accuse che teorizzano un profondo legame fra la famiglia reale araba e Al Qaeda, specialmente in relazione agli attentati dell'11 settembre.

In attesa di conoscere gli ulteriori sviluppi di questa triste vicenda, una cosa appare certa e ineccepibile: il nome di Jamal Khashoggi va ad ingrossare la già tragica ed infinita lista composta da tutti i giornalisti barbaramente assassinati solo per aver scelto di adempiere sino in fondo al proprio dovere di informazione e denuncia.