«Qui no! Cambia posto, vai in fondo. Sei nero, sei di un’altra religione». Così, martedì sera, una passeggera di un Flixbus in partenza da Trento e diretto a Roma ha vietato a Mamadou, un venticinquenne senegalese, di sedersi accanto a lei. Il giovane era diretto nella Capitale per trascorrere qualche giorno con un amico, ma il viaggio - per lui - è iniziato veramente male. La donna è arrivata perfino a chiamare la polizia. Una giovane, sconcertata, ha raccontato su Facebook quanto accaduto.
Non puoi sederti qui
Elena Iiriti, una studentessa trentina di 19 anni che frequenta l'università a Ferrara, ha voluto raccontare un gravissimo episodio di razzismo a cui si è trovata ad assistere martedì 16 ottobre.
La giovane, in compagnia dell'amica Anna, ha preso posto su un autobus Flixbus (società di trasporto specializzata in servizi di trasporto low-cost) diretto a Roma. Sul mezzo, poco dopo, è salito anche il giovane Mamadou, senegalese che abita e lavora in una ditta di forni di Bolzano da 15 anni.
L’autista, dopo aver controllato i biglietti, ha indirizzato i passeggeri ai loro posti assegnati. Mamadou, viene invitato a prendere posto accanto ad una signora, una quarantenne italiana, ma la donna non era d'accordo; senza mezzi termini gli ha fatto subito capire che non era il benvenuto e, in pochi minuti, ne è nato un diverbio in cui viene tirato in ballo anche il colore della pelle e la fede "Vai via" - gli ha detto - "Sei nero, sei di un'altra religione.
Non sederti qui vicino a me, vai in fondo".
Il ragazzo, con gli occhi lucidi, ha invitato la "compagna di viaggio" a chiamare la polizia per accertare che anche lui, come tutti gli altri, aveva tutto il diritto di essere su quel bus e, soprattutto, di sedersi al posto assegnatogli.
Così, nel giro di qualche minuto, sono arrivate sul posto due volanti e gli agenti, dopo una lunga discussione, hanno proposto una mediazione che ha coinvolto proprio Elena.
La studentessa, infatti, si è seduta accanto a Mamadou, mentre l'amica Anna si è sistemata accanto alla donna.
Il giovane, durante il viaggio, le ha spiegato di sentirsi italiano a tutti gli effetti, ma di essere stanco di subire certi atteggiamenti razzisti.
Nessuno ha fatto nulla
Nessuno, neppure l'autista, ha fatto o detto nulla.
Secondo Elena, molti erano intimoriti dalla situazione. In fondo, ha ammesso la ragazza, neppure lei ha fatto nulla nel concreto, forse perché, sul momento, l’incredulità ha avuto la meglio.
La giovane ha poi ricordato una cosa. Quando era al liceo ha studiato la storia di di Rosa Parks e credeva che nulla del genere sarebbe più potuta succedere. “Per fortuna ora non è così”, si diceva. Invece, ha concluso "mi sbagliavo". Poi, riflettendo su quanto accaduto si è domandata "Davvero siamo finiti così? Stiamo davvero tornando indietro, forse è questo il cambiamento di cui si parla tanto in giro"
Flixbus Italia, nella giornata di ieri, ha diramato in una nota, un messaggio di condanna: «Ci dispiace che un simile episodio sia accaduto a a bordo di un nostro autobus. Da sempre ci impegniamo ad assicurare a chiunque la possibilità di muoversi e viaggiare e così continueremo a fare».