Il suo caso non ha diviso solo l'opinione pubblica americana, ma due anni fa ha incrinato la compattezza decisionale della Corte Suprema, l'organo al vertice del potere giudiziario Usa, in tema di pena capitale. Stiamo parlando di Henry Sireci, italo-americano di origine palermitana che oggi ha 71 anni e da più di 40 anni si trova recluso nel braccio della morte in Florida per un omicidio che ha sempre negato di aver commesso.

Ora che il "boia" sta per rendere esecutiva la condanna a morte per mezzo della sedia elettrica, i suoi avvocati giocano l'ultima carta: la richiesta della cittadinanza italiana per tentare di salvare la vita al loro assistito.

Il condannato a morte spera nella cittadinanza italiana

Dal braccio della morte dove è rinchiuso esattamente da 42 anni, Henry Sireci tramite i suoi legali invoca la cittadinanza italiana. Spera di ottenerla per salvarsi dalla morte di Stato. Dal 1976, quando fu arrestato per l'omicidio di Howard Poteet, un venditore di auto usate, l'uomo ha sempre proclamato la propria innocenza e le stesse prove usate contro di lui in tribunale non sono mai sembrate essere particolarmente schiaccianti..

I nonni di Sireci che arrivarono negli Usa poi stabilirsi a Chicago nel secolo scorso, erano originari di Caccamo, paese alle porte di Palermo. I suoi legali si sono rivolti al consolato italiano facendo richiesta di cittadinanza per poterlo salvare dall'esecuzione.

Il comune di Caccamo per mezzo del sindaco Nicasio Di Cola ha sposato questa causa. In particolare Di Cola non ritiene giusto che un "concittadino" possa essere condannato a morte in mancanza di riscontri oggettivi del crimine del quale è accusato. Con l'associazione 'Nessuno tocchi Caino', il primo cittadino sta facendo pressione sulla Farnesina: se si riuscisse a ottenere la cittadinanza italiana, si potrebbe avviare una revisione del processo e per il governatore della Florida diventerebbe più difficile eseguire la pena visto che l'Italia ripudia la pena di morte.

La sentenza allora potrebbe tramutarsi nel carcere a vita: peraltro il detenuto ha già scontato un periodo lunghissimo di detenzione in isolamento. Una condizione che molti stati equiparano alla tortura.

Caso Sireci, la pena di morte divide la Corte

Il giudice Stephen Breyer due anni fa si è distinto per aver dissentito dai suoi colleghi della Corte Suprema.

Gli altri otto togati hanno infatti rifiutato di riesaminare il caso. Breyer riteneva che Sireci avesse già scontato 40 anni di regime carcerario durissimo sotto l'incessante minaccia di esecuzione e invitava a prendere spunto dal caso per avviare una revisione del sistema della pena capitale negli Usa.

Il caso Sireci è stato controverso fin dall'inizio: la giuria al momento del verdetto non decise all'unanimità. Un giurato si oppose. Il condannato avrebbe ucciso con 55 coltellate il venditore di auto Howard Poteet. Ma Sireci ha sempre proclamato la propria innocenza, pur avendo ammesso di aver incontrato la vittima nel giorno dell'efferato crimine.

Non è stata la prova del Dna ad inchiodarlo, che all'epoca non era ammessa, ma il ritrovamento di un suo capello vicino a un calzino della vittima.

Per l'accusa il 3 dicembre 1975, Sireci avrebbe fatto una rapina finita in tragedia. L'uomo ha sempre sostenuto che voleva tornare nella notte per fare un furto, ma di non aver ucciso Poteet.

La giuria decretò la condanna a morte dopo 20 minuti di grandissima esitazione in camera di consiglio. Da allora l'italoamericano ha trascorso la vita in più di un braccio della morte dello stato della Florida, fino a detenere il record in quanto a tempi di permanenza. Ha sempre lamentato un pregiudizio anti-italiano nella sua storia.

La nuova legge della Florida per volontà della Corte Suprema, prevede che tutte le condanne a morte dal 2002 in poi debbano essere ammesse all'unanimità dalla giuria, altrimenti sono commutate in carcere a vita. La sua seconda condanna però risale al 1999 e non valendo l'effetto retroattivo, il "boia" potrebbe entrare in azione in qualsiasi momento.