Nuovi grossi guai in vista per Fabrizio Corona. Alle oramai interminabili vicende giudiziarie e di cronaca nelle quali si trova coinvolto, il popolare 'Re di paparazzi' deve aggiungere una nuova e pesantissima grana con l'Agenzia delle Entrate. La notizia è di oggi, e proviene dal Tribunale di Milano.

Al Palazzo di Giustizia meneghino, presso la sezione "Misure di Prevenzione", è avvenuta un'udienza volta a verificare tutti i crediti nei confronti di Corona derivanti dalle indagini patrimoniali svolte a suo carico nel passato. In pratica il tribunale sta verificando chi, tra tutti coloro che vantano crediti nei suoi confronti, abbia diritto all'indennizzo.

Nei mesi scorsi il tribunale ha sequestrato le case di Corona

Per fare fronte ai debiti del 'Re delle comparsate' la Procura ha sequestrato nei mesi scorsi il prestigioso appartamento milanese sito in via de Cristoforis, l'esclusivo quartiere della movida meneghina, che era stato intestato in maniera fittizia, secondo le indagini, al suo ex fidatissimo collaboratore Marco Bonato. Oltre all'immobile si è saputo solo durante l'udienza odierna che recentemente è stata anche sequestrata una ingente somma di denaro contante, probabilmente frutto degli ingaggi delle serate e delle comparsate. È invece tornata nella disponibilità di Corona l'ingente somma milionaria che gli fu trovata nel 2016.

Si tratta dei celeberrimi 2,6 milioni scoperti nell'intercapedine di un controsoffitto dell'abitazione della sua assistente, aggiunti alla somma che deteneva illegalmente in un conto corrente austriaco che fece prelevare e consegnare alla procura.

Di questa somma 1,9 milioni sono tornati nella disponibilità delle sue società.

La richiesta 'monstre' dell'Agenzia delle Entrate

Proprio durante l'udienza odierna volta a ratificare l'elenco dei soggetti aventi diritto a richiedere i propri crediti direttamente al tribunale è emersa a sorpresa la richiesta dell'Agenzia delle Entrate.

I funzionari hanno presentato ai giudici una serie di cartelle per un ammontare totale superiore ai 14 milioni di euro.

Il tribunale non ha però ammesso questi documenti presentati dal fisco nell'elenco dei creditori, stabilendo che questo importo il fisco lo dovrà richiedere autonomamente al diretto interessato. Il tesoretto nelle mani dei giudici sarà quindi impiegato per risarcire altri creditori.