Altre nove persone arrestate in Marocco, sembra ci sia un collegamento con i quattro sospettati iniziali nel caso di omicidio delle due ragazze scandinave, trucidate sui monti dell'Atlante. Il numero dei soggetti in manette, sospettati di avere un ruolo nel barbaro duplice omicidio delle due giovani, una danese ed una norvegese, è dunque salito a tredici. Le autorità marocchine considerano il caso come "atto terroristico". Il corpo delle donne è stato ritrovato lunedì, una delle due è stata letteralmente sgozzata dai killer e per gli investigatori si tratterebbe della prova del loro arruolamento nell'Isis.

Il dipartimento centrale di investigazione e giustizia marocchino riferisce che i nuovi fermati trasportavano armi e altri "materiali sospetti" utilizzati nella costruzione di esplosivi al momento dell'arresto.

I resti delle vittime riportati in patria

I resti della studentessa danese Louisa Vesterager Jespersen, 24 anni e della norvegese Maren Ueland di 28 anni sono stati rimpatriati in aereo da Casablanca a Copenaghen. Entrambe vivevano in Norvegia dove frequentavano l'università. Le due giovani avevano fissato la loro tenda in una zona remota della montagna, due ore di camminata dal villaggio turistico di Imlil. Sarebbe stato teso loro un agguato in tenda da quanto risulta nelle indagini. Imlil è il punto iniziale per il trekking e le arrampicate sul monte Toubkal, il più alto nel nord Africa.

Il video dell'orrore

Le autorità stanno determinando la veridicità del video postato nei social media dove viene mostrata la decapitazione di una delle due turiste. "A questo punto, non ci sono prove tangibili per negare l'autenticità del video," dichiara l'agenzia investigativa norvegese Kripos. Il primo dei quattro arresti è stato quello di Younes Ouaziad, 27enne che vive con i suoi parenti nel quartiere di al-Azzouzia.

La famiglia racconta di essere scioccata. L'uomo è stato arrestato a Marrakesh, un'ora prima della pubblicazione del video nei social media.

"Era un ragazzo tranquillo. Non c'era niente che inducesse a pensare che potesse fare una cosa del genere", è quello che afferma Abdelaati, un fruttivendolo del quartiere in cui viveva il presunto jihadista, secondo quanto riportato sul Guardian.

Le autorità della Danimarca e della Norvegia hanno espresso vicinanza alle famiglie delle vittime oltre al loro sdegno per il feroce duplice delitto. Il primo ministro danese, Lars Løkke Rasmussen, ha parlato "crimine bestiale", sulla stessa lunghezza d'onda le dichiarazioni del suo omologo norvegese, Erna Solberg.

La crisi marocchina aggravata dall'attentato

L'ultimo periodo è stato molto duro per il Marocco, oltre alla crisi politica in seno alla maggioranza di governo, un attentato così brutale rivendicato dall'estremismo islamista non poteva che peggiorare le cose. Durissime le dichiarazioni degli esponenti dell'esecutivo, il portavoce del governo marocchino, Mustapha Khalfi, descrive gli omicidi come "atti terroristici", mentre il primo ministro, Saadeddine Othmani ha detto che “il Marocco ed i marocchini sono stati pugnalati alle spalle".

Chiaro che, al di là di un'efferato crimine, la possibile recrudescenza di atti terroristici potrebbe danneggiare l'economia di un Paese dove il turismo riveste una grande importanza. Il Marocco era già stato attaccato dal terrorismo di matrice jihadista nel 2011, quando l'esplosione di una bomba nella piazza di Jemaa el-Fna causò la morte di 17 persone, di cui la maggior parte turisti.