Giacomo Franceschi, l'uomo di 37 anni appartenente ai volontari dell'antincendio boschivo e accusato di essere il responsabile dell'incendio del Monte Serra a fine settembre, resta in carcere.
Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari di Pisa, Donato D'auria, ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare. Le motivazioni della prosecuzione del fermo sono state spiegate durante una conferenza stampa del Procuratore Alessandro Crini, indetta proprio allo scopo di fare il punto della situazione sulle indagini.
Le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica Crini
Secondo quanto affermato da Crini nella conferenza stampa, l'accusato durante un recente interrogatorio avrebbe ammesso una sua parziale responsabilità ma esclusivamente ad un'ipotesi di incendio colposo, reato ovviamente meno grave. In senso giuridico, infatti, il dolo implica la volontarietà di commettere l'azione criminosa. Tale volontarietà non sussiste invece nel caso dell'ipotesi di incendio colposo. Per tale motivo il reato commesso sarebbe, giuridicamente, di minore gravità.
Il Procuratore Crini ha invece sottolineato che le indagini svolte avrebbero delineato un quadro indiziario ben preciso, il quale porta inevitabilmente a supporre che ci sia stata volontarietà nel gesto.
Lo svolgimento delle indagini
Franceschi, comunque, non avrebbe tenuto conto del fatto che oggi viviamo in una società totalmente interconnessa. Infatti, gli investigatori sono arrivati a lui grazie alla cronologia di Google Maps e alle registrazioni delle celle di zona, relativamente alla posizione del suo cellulare al momento dell'incendio.
Incrociando questi dati gli inquirenti hanno potuto determinare che Franceschi era esattamente nel punto in cui è scoppiato l'incendio. Anche l'orario della sua presenza sul posto, le ore 21 del 24 settembre sarebbe compatibile con i fatti.
Quello che ancora, a quasi tre mesi dall'incendio, non è del tutto chiaro sarebbe il movente dell'azione criminosa.
Potrebbe esserci una vena di protagonismo nel gesto. Infatti, il Franceschi, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, aveva la propensione ad arrivare per primo sul luogo degli incendi. Cosa che si sarebbe puntualmente verificata anche in questo caso. Tanto è vero che, secondo il Procuratore, ci sarebbe un collegamento tra l'incendio del Monte Serra e quello avvenuto qualche giorno prima, il 15 settembre precisamente, a Montemagno. Per gli inquirenti Franceschi potrebbe essere implicato anche in questo incendio, ma per il momento non gli sono state mosse accuse formali in proposito.
Giacomo Franceschi era stato chiamato a rendere delle dichiarazioni spontanee dagli inquirenti, inizialmente all'interno di una rosa di sospettati.
Ma le sue dichiarazioni, ritenute contraddittorie su alcuni punti fondamentali, hanno spinto gli inquirenti ad iscriverlo formalmente nel registro degli indagati e ad interrogarlo alla presenza del suo Avvocato. Le ulteriori dichiarazioni dell'indagato si sono dimostrate altrettanto contraddittorie, anche con quanto affermato precedentemente dallo stesso, situazione che ha indotto gli inquirenti a chiedere la convalida del fermo.