Il povero bambino spagnolo di nome Yulen è ancora bloccato nel pozzo e vani sono stati fin'ora i tentativi di individuarlo nell'orribile buco nel quale è precipitato ormai da giorni. Il metodo che era stato scelto per portare fuori il piccolo, scavare un tunnel orizzontale, è impraticabile. Intanto però le speranze non sono del tutto sopite: il bimbo potrebbe essere ancora vivo.

Fallisce il primo metodo studiato dai soccorritori per salvare il piccino, che potrebbe essere ancora vivo

I numerosi soccorritori che affollano l'apertura del pozzo nella speranza di salvare la vita al piccolo Yulen avevano deciso di utilizzare, come metodo per raggiungere il bambino, quello di scavare un tunnel orizzontale che incrociasse il pozzo e consentisse così di arrivare al piccino, afferrarlo e riportarlo in superficie.

Purtroppo oggi è stato chiarito che questo metodo non è percorribile a causa della conformazione del terreno, che è risultato essere altamente instabile.

La macchina dei soccorsi però non ha alcuna intenzione di arrendersi e sta già studiando metodi alternativi per raggiungere Yulen: le ipotesi comprendono di scavare un nuovo tunnel verticale o addirittura un tunnel obliquo. Per facilitare la buona riuscita delle operazioni di salvataggio i tecnici hanno intubato le pareti del pozzo maledetto, per fortificarle.

Naturalmente più passano le ore più le speranze di tirare fuori il bambino vivo, sano e salvo, diminuiscono. Ma nessuno vuole arrendersi, anche perchè, come spiegano gli speleologi, la conformazione delle rocce sotterranee permette all'aria e all'ossigeno di circolare anche in profondità e questo potrebbe consentire a Yulen di continuare a respirare senza difficoltà anche dopo così tanto tempo dalla sua caduta.

Bimbi intrappolati nei pozzi: un dramma ripetuto più volte

Un bambino cade in un pozzo, si possono sentire le sue grida di aiuto, spesso addirittura lo si può toccare, ma non si riesce a tirarlo fuori e a salvarlo. Un dramma orribile che nel corso della storia recente si è ripresentato in più occasioni, lasciando tutti senza fiato.

In Italia ricordiamo tutti il povero Alfredino, che nel 1981 cadde in un pozzo artesiano nelle campagne nei dintorni di Roma, a Vermicino. Il piccolo dialogò per giorni con i soccorritori, la sua voce si udiva chiaramente dal pozzo e venne trasmessa in diretta tv in tutta Italia. Il paese sperava fortemente nel lieto fine, ma vani furono tutti i tentativi di tirarlo fuori vivo, il bambino morì dopo 60 ore di agonia.

Sempre in Italia, ma nel 1996, Nicola Silvestri, di soli 3 anni, scomparve e venne ritrovato dopo ore, annegato in un pozzo. Vicino Velletri poi, nel 2017, il piccolo Adrian Costan cadde in un pozzo mentre giocava con la sorellina. La bimba chiama prontamente i familiari per soccorrere il fratello e il nonno del bambino si cala nel pozzo, riesce a prendere il piccolo e a tenerlo con la testa fuori dall'acqua nell'attesa dei soccorsi. Ma nonostante il pronto intervento del nonno, il piccino morì in ospedale, dove giunse in coma per annegamento e arresto cardiocircolatorio.

Per fortuna però possiamo ricordare non solo tragedie, ma anche storie a lieto fine. Nel 1987, negli USA, la piccola Jessica McClure Morales, di appena 1 anno e mezzo, cade in un pozzo: la bambina è bloccata a 6,7 metri di profondità, in pozzo largo solo 20 cm.

Per tirarla fuori ci vorranno 58 ore di lavoro, ma alla fine la bimba sarà liberata. Jessica riporterà l'amputazione di un dito e una brutta cicatrice, in più dovrà essere sottoposta a molti interventi chirurgici. Oggi la donna è una bella trentenne e non ricorda cosa è accaduto quando era così piccola.