Questa mattina la Squadra mobile di Catania ha portato a termine l’operazione denominata “Norsemen” con l’arresto di 16 elementi di spicco, 3 di questi irreperibili, facenti parte di una banda di spacciatori di sostanze stupefacenti tra cui cocaina e marijuana che con un metodo definito mafioso operava in diverse zone della nostra nazione ma che possedeva la propria base operativa denominata Viking o Supreme Vikings confraternity a Catania e nel Cara di Mineo. Gli elementi tratti in arresto si scontravano spesso con le famiglie rivali ed avevano preso il sopravvento tra le diverse comunità straniere appartenenti al centro d’accoglienza di Catania.

Dalle indagini risulterebbe inoltra una collaborazione con i trafficanti di esseri umani in Libia.

Armi e marijuana all'interno delle abitazioni

Secondo quanto dichiarato al termine delle indagini, uno dei sospettati è stato tratto in arresto nel capoluogo etneo, mentre un secondo elemento sarebbe stato arrestato a Bergamo. Il resto della banda è stato fermato nel Cara di Mineo e successivamente recluso presso le case circondariali di Bergamo, Catania Bicocca, Siracusa e Messina con l’accusa di associazione a delinquere, traffico di sostanze stupefacenti e violenza sessuale aggravata. Presso le abitazioni di alcuni degli elementi posti sotto indagine sono state rilevate armi, ingenti dosi di marijuana e diverso materiale utilizzato solitamente per il confezionamento delle varie dosi.

Secondo quanto dichiarato nelle diverse testimonianze raccolte, il centro di Mineo è da sempre stato conosciuto come un punto fondamentale di raccolta per i pusher di origine nigeriana che solitamente spacciavano sostanze stupefacenti presso la città stessa ma anche a Caltagirone e Caltanissetta.

Secondo quanto emerso dalle numerose indagini effettuate, ai vertici del clan vi sarebbe un 31 enne di origini nigeriane, William Ihugba; alla guida del gruppo che solitamente operava a Catania invece vi era un 22enne nigeriano, Kingrney Ewiarion; entrambi gli elementi sono stati tratti in arresto.

Procuratore Zuccaro: 'Il Cara di Mineo? Un grosso errore"

A proposito della vicenda si è per primo espresso il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che ha sottolineato il malfunzionamento del Cara di Mineo, definito da lui stesso “Un luogo di snodo per i traffici di sostanze stupefacenti, luogo nel quale entrano ed escono elementi di spicco della criminalità e dove avvengono numerosi episodi di una brutalità impressionante”.

Il Procuratore durante il suo discorso ricorda le numerose violenze sessuali subite da molteplici donne all'interno del Cara di Mineo e sottolinea la totale assenza di legalità in quello che è da sempre stato definito la realtà-ghetto di Catania.