Tragica fatalità, come sostiene il ministro dell'Interno Matteo Salvini che subito ha dato piena solidarietà ai poliziotti protagonisti della vicenda, o un nuovo caso di abuso di potere da parte delle forze dell'ordine? Polemiche e sospetti sulla morte nel corso di un fermo di polizia di Arafet Arfaoui, 32enne di origine tunisina, sposato a un italiana e residente a Livorno, sono appena agli inizi. Sull'accaduto ci sono versioni dei fatti contrastanti: quella riferita dalla polizia, battuta dalle agenzie, e l'altra di alcuni testimoni, riportata dall'Associazione contro gli abusi in divisa che pensa ai casi Cucchi, Aldovrandi, Magherini.

Lo scorso giovedì pomeriggio, Arfaoui era entrato in un negozio di Money Transfer di Empoli quando per un problema di una banconota avrebbe dato in escandenza. Il gestore ha chiamato la polizia. Il tunisino avrebbe tentato la fuga. Legato mani e piedi per 'contenerlo', sarebbe morto d'infarto.

Fermo di polizia, tragedia per 20 euro

Il pomeriggio del 17 gennaio, Arfaoui è arrivato nel negozio indiano 'Taj Mahal' di Empoli che vende generi alimentari e funziona anche da Money transfer. L'uomo, forse in stato alterato per aver bevuto, pare volesse inviare cento euro alla famiglia in Tunisia. Secondo un'altra versione, voleva cambiare dei soldi. Tra le banconote ce ne era una da 20 euro ritenuta falsa.

Il gestore si è rifiutato di cambiarla. Da lì sarebbe nato un diverbio: spaventato, il titolare ha chiamato la polizia. E' intervenuta una pattuglia che era nelle vicinanze e ha immobilizzato Afraoui. Il tunisino è fuggito in strada ed è stato inseguito da un agente che è caduto con lui per riprenderlo. Riportato nel negozio, è stato ammanettato, messo a terra e sarebbe stato immobilizzato alle caviglie con un cordino per evitare che si dimenasse e scalciasse.

Sul posto sarebbe arrivata una dottoressa del 118 per sedarlo, ma l'uomo ha avuto un malore e ha perso conoscenza. Inutili i tentativi di rianimarlo. A causare il decesso, sarebbe stato un arresto cardiocircolatorio.

Empoli, l'altra versione dei fatti

Per l'Associazione contro gli abusi in divisa, nata nel 2009 dopo la morte di Federico Aldovrandi, si configurerebbe un nuovo caso di torture e violenze da parte della polizia.

L'associazione ha raccolto la testimonianza di persone presenti, tra cui il signor Mustapha, che raccontano tutt'altra storia rispetto alla versione ufficiale.

Secondo questa ricostruzione, il tunisino era calmo. Solo dopo più di un'ora di controlli e pressioni, si è cominciato ad agitare, è fuggito dal locale per rifugiarsi in una macelleria poco distante, per poi ritornare da sé nel negozio. Poi il buio: per gli attivisti di Acad, di certo c'è che dall'unica stanza del locale indiano priva di telecamera il tunisino è uscito morto. Il ministro Salvini via tweet ha dato piena solidarietà ai poliziotti: avrebbero fatto solo il loro dovere e sarebbero stati aggrediti, malmenati, morsi da un soggetto violento e con precedenti penali, morto per una tragica fatalità.

L'inchiesta

La procura di Firenze ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo. Sarà l'autopsia disposta dal pm di turno, Christine von Borries e prevista per lunedì, a chiarire le cause del decesso. Il magistrato ha anche disposto l'acquisizione delle immagini delle telecamere di zona, ha sentito agenti e testimoni. La famiglia non crede alla morte per arresto cardiaco di un giovane uomo che faceva l'operaio di fatica al porto di Livorno. Pare che il fermato avesse numerosi precedenti tra cui oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Per Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia, l'episodio evidenzia l'importanza del taser, la pistola elettrica, a tutela del poliziotto e del fermato, che blocca chi dà in escandenza senza un contatto fisico.

E se fosse stato usato proprio il taser provocando l'arresto cardiaco del fermato? Ad Empoli, ha spiegato Paoloni, ancora non ci sono taser in dotazione.

Anche Valter Mazzetti, segretario generale Federazione sindacale di Polizia ha difeso i colleghi, i "più preparati al mondo a gestire le situazioni limitando al minimo l’utilizzo della forza, a costo di pagarne le conseguenze sulla propria pelle". Mazzetti sottintende altre responsabilità: "i poliziotti - ha detto - non sono medici e non vanno lasciati soli in situazioni in cui occorre una gestione sanitaria".