La morte di Mattia Mingarelli, l'agente di commercio originario di Albavilla (Como) trovato morto la vigilia di Natale nei boschi della Valmalenco (provincia di Sondrio), è ancora, per certi versi, un mistero. Il sopralluogo, effettuato qualche giorno fa dai periti della famiglia del giovane e della Procura, infatti, non ha smentito i risultati dell'autopsia, ma non ha neppure fornito elementi utili per chiudere definitivamente l'indagine. Non si sa ancora come mai il ragazzo abbia scelto un sentiero tanto pericoloso.
Il sopralluogo
Venerdì, 4 gennaio, l'anatomopatologo Paolo Tricomi e il medico legale Alessio Battistini, consulenti della Procura di Sondrio, accompagnati dal professor Umberto Genovese dell'Università di Milano, perito della famiglia Mingarelli, e dai carabinieri del Comando provinciale di Sondrio e di Chiesa in Valmalenco, sono ritornati nei boschi, a due passi dalla seggiovia, dove è stato ritrovato Mattia.
Avvalendosi anche di rilievi video, i tecnici hanno ripercorso le ultime ore di vita dell'agente di commercio comasco. Secondo la loro ricostruzione, la sera del 7 dicembre, il giovane, dopo essere uscito dal rifugio Ai Barchi che è tutt'ora sotto sequestro per disposizione del pm Antonio Cristillo, si sarebbe avventurato lungo un sentiero alquanto impervio, che costeggia i piloni della seggiovia del comprensorio sciistico 'Chiesa in Valmalenco-Palù'. Perché, si domandano gli inquirenti, non è sceso lungo la pista più larga ed agevole?
Mattia, inoltre, è stato ritrovato ad un centinaio di metri dal 'Sasso Nero' e a circa 500 metri dalla struttura ricettiva di Giorgio Del Zoppo. Perché si è allontano così tanto, al buio (non aveva con sé una torcia e il suo cellulare è stato ritrovato davanti al rifugio)?
Infine, ci sarebbe poi il 'mistero della scarpa'. Il ragazzo indossava calzature da trekking, ma una scarpa sarebbe stata ritrovata ad una ventina di metri dal corpo. L'ha persa scivolando sul terreno o il corpo è stato spostato?
Attesa per i risultati definitivi
Secondo gli inquirenti, l'incidente di cui sarebbe stato vittima Mattia presenterebbe troppe incognite.
Dai risultati definitivi sui prelievi, effettuati durante l'esame post mortem, e dai test tossicologici potrebbero arrivare elementi utili per comprendere le condizioni psicofisiche in cui si trovava il giovane.
Si attendono anche risposte dagli accertamenti dei Ris di Parma che nei giorni scorsi hanno portato via dal rifugio Ai Barchi non solo dispositivi elettronici, ma anche tazzine, piatti e bicchieri.
Si vuole, infatti, chiarire, senza alcuna riserva, se all'interno del punto ristoro gestito da Giorgio Del Zoppo fossero presenti anche altre persone.
Giorgio Del Zoppo è stata l'ultima persona a vedere Mattia Mingarelli vivo, ma i suoi racconti non sarebbero stati sempre 'lineari'. Più volte sentito come 'persona informata dei fatti', comunque, non risulta indagato: in Procura, infatti, è stato aperto un fascicolo contro ignoti.