Alessio Feniello, papà di Stefano, giovane vittima della tragedia dell'hotel Rigopiano, è stato condannato per aver portato dei fiori tra le macerie, su quella che ormai è la tomba del figlio: due mesi di carcere, poi commutati in una sanzione pecuniaria di 4.550 euro per aver violato, nel maggio scorso, i sigilli dell'area ancora sotto sequestro. L'uomo, in un lungo post sui social, ha raccontato l'assurda vicenda spiegando di non aver intenzione di pagare: "Piuttosto mi faccio tre mesi di carcere".

"Volevamo portare un fiore a Stefano"

E' incredulo e indignato Alessio Feniello.

Non può credere di essere stato condannato per aver portato dei fiori al figlio Stefano, morto a 28 anni mentre era in vacanza a causa di una slavina che il 18 gennaio di due anni fa investì l'hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort. L'uomo, dopo aver ricevuto avviso di notifica dalla Procura della Repubblica della sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Pescara su richiesta del pm Salvatore Campochiaro, ha sfogato tutta la rabbia sulla sua pagina Facebook.

Alessio lo scorso 21 maggio ha raggiunto, con la moglie Maria, Rigopiano, frazione di Farindola (Pescara), perhé volevano portare un fiore al figlio: "Quel luogo - ha spiegato Feniello al cronista di Quotidiano.net - è un luogo che ci dà conforto".

Poi ha precisato: "Abbiamo trovato il cancello aperto e siamo entrati. Abbiamo visto degli operai al lavoro e loro hanno chiamato i carabinieri che ci hanno accompagnato fino al punto dove è morto Stefano. Infine, ci hanno fatto uscire. Pensavamo che tutto fosse finito lì".

La condanna

A settembre invece i coniugi Feniello si rendono conto che è stato aperto un fascicolo contro di loro: la posizione della moglie è stata archiviata, ma quella di Alessio no.

Così, la macchina della giustizia si è messa in moto e qualche giorno fa è arrivata la notifica della condanna: due mesi di carcere commutati in una sanzione di 4.550 euro.

Feniello non può credere che un magistrato possa arrivare a tanto e su Facebook ha dichiarato: "Non pagherò un centesimo e se sarà necessario mi farò i mesi di carcere".

Poi, furibondo ha esortato gli italiani a ribellarsi: "Quelli che non hanno fatto nulla per salvare 29 persone - ha tuonato - sono ancora tutti a piede libero, mentre io devo pagare". L'uomo ha infine ribadito di non aver paura delle conseguenze e di voler andar fino in fondo: "Mi hanno ucciso un figlio" ha concluso sconsolato, "dovrei preoccuparmi di questo?".