Un nuovo elemento, una lettera rimasta inedita fino ad ora, arricchisce il giallo della morte di Sissy Trovato Mazza. L’agente della polizia penitenziaria, nata 28 anni fa a Taurianova in Calabria, era stata ferita gravemente da un colpo di pistola nell’ascensore dell’ospedale di Venezia, dove si trovava per controllare la situazione di una detenuta che aveva appena dato alla luce un bambino. Quello sparo, partito dalla sua arma d’ordinanza, l’aveva ridotta allo stato vegetativo, facendola rimanere in coma per due anni fino a quando, lo scorso 12 gennaio, il suo cuore non ha definitivamente cessato di battere.
La vicenda è stata fin dall’inizio bollata come un caso di suicidio, ipotesi non condivisa dai parenti della donna che hanno sempre pensato che a sparare sia stato qualcun altro che era con lei in quel momento.
La lettera ritrovata dal padre di Sissy
La famiglia di Sissy chiede che sia fatta luce su quel che è davvero accaduto, considerando ogni possibile scenario alternativo al suicidio. Per questo si è rivolta a Fabio Anselmo, lo stesso avvocato che ha seguito i casi Cucchi e Aldovrandi. La scelta non è casuale: in molti credono questa morte sia indissolubilmente legata a quello che accadeva all’interno del carcere femminile in cui l’agente lavorava, sull’isola della Giudecca a Venezia.
A confermare questa ipotesi ci sarebbe anche una lettera, ritrovata dal padre solo dopo la scomparsa della 28enne, in un cassetto di casa.
Nella missiva, scritta in stampatello e destinata alla direzione della casa circondariale, l’agente, secondo quanto riporta Il Gazzettino, rivelerebbe di essere stata avvicinata da tante detenute che le avrebbero raccontato “fatti gravi” relativi alle sue colleghe: una situazione “molto delicata” che l’avrebbe spinta a parlare con l’ispettore.
La testimonianza anonima di una ex detenuta
Non è ben chiaro chi sia l’ispettore di cui si parla nella lettera. Questa missiva, la cui esistenza è stata confermata dal legale della famiglia dell’agente, dovrebbe essere al più presto consegnata ai magistrati della Procura di Venezia, che attualmente stanno indagando contro ignoti per induzione al suicidio.
Nel frattempo sono stati nominati i periti che dovranno esaminare le tracce di Dna rinvenute sull’arma che ha sparato ed analizzare tutto il materiale contenuto nel computer della vittima. Inoltre una ex detenuta alla Giudecca è stata intervistata da Fanpage.it: la donna ha confermato che Sissy aveva scoperto la presenza di grossi quantitativi di droga – in particolare cocaina – all’interno del carcere e stava raccogliendo elementi su questo traffico di sostanze stupefacenti, oltre che su altri abusi ed infrazioni del regolamento, da parte delle colleghe.
Secondo questa testimone, rimasta anonima, l’agente – considerata da tutti “una persona pulita” – potrebbe essere stata ferita a morte nel corso di un tentativo di intimidazione finito male.