La Corte d’appello della città di Catanzaro ha confermato la condanna di 30 anni di reclusione per colui che è stato dichiarato mandante dell’omicidio del fotografo e carabiniere in pensione Gennaro Ventura, originario di Lamezia Terme. Hanno dunque confermato la condanna di Antonio Domenico Cannizzaro detto "Mimmo" anche i giudici di secondo grado. La Corte d’Assise di Catanzaro ha inoltre disposto il risarcimento dei danni ai familiari della vittima, parti civili. Oltre alla sentenza emessa per il mandante, sta inoltre scontando la sua pena inizialmente di 10 anni e successivamente ridotta a 7 anni e 8 mesi il collaboratore di giustizia Gennaro Pulice, esecutore materiale del delitto.

L’uomo ha avuto la riduzione della pena grazie al rito abbreviato.

Svolta nell'omicidio grazie alla confessione di Pulice

Gennaro Ventura era scomparso nel lontano 1996, esattamente il 16 dicembre. L’uomo, secondo quanto dichiarato dalle fonti locali, si era allontanato da casa per prendere parte ad un appuntamento di lavoro e non ne aveva fatto più ritorno. Fino al 2008, la scomparsa dell’uomo era rimasta un grande mistero irrisolto e gli inquirenti stessi non sapevano quale pista seguire. È stato il ritrovamento del cadavere, abbandonato all'interno di un casale a far riaprire le indagini.

Prima che Gennaro Pulice decidesse di collaborare con la giustizia, il caso era stato archiviato per ben due volte.

Secondo quanto dichiarato durante la sua confessione ai carabinieri di Lamezia Terme, ad ordinare l’omicidio del carabiniere in pensione fu Cannizzaro ed il movente riguarderebbe il precedente arresto del cugino di un boss, alla quale aveva collaborato Ventura quando era in servizio nell'Arma presso la caserma di Tivoli. Secondo quanto dichiaro sempre da Pulice, dopo il congedo ed il ritorno a Lamezia di Ventura, Cannizzaro avrebbe deciso di ucciderlo per vendicare l’arresto del parente.

Secondo quanto dichiarato dai carabinieri al termine delle indagini, fu proprio Pulice a dare un appuntamento alla vittima e, dopo averlo portato nel casale dove avvenne il ritrovamento del corpo, lo uccise con due colpi di pistola.

Grazie ad altri due collaboratori di giustizia il caso fu riaperto e riesaminato e, proprio grazie ai dettagli emersi sia dalla confessione di Pulice sia da quella del pentito Pietropaolo Stranges, Domenico Cannizzaro, 52 anni, venne arrestato e processato.