Per il suo ruolo apicale in quanto sindaco, sarebbe stato il 'politico di riferimento' all'interno dell'amministrazione comunale capitolina dell'organizzazione Mafia Capitale capeggiata da Massimo Carminati. Si sarebbe fatto corrompere e avrebbe ricevuto molto denaro, in cambio di precisi 'favori': pilotare nomine e appalti, specie nella municipalizzata Ama.
Non più accuse pesantissime, ma certezze quelle dei giudici della Seconda sezione penale del Tribunale di Roma che oggi nell'ambito di uno dei filoni della maxi inchiesta "Mondo di mezzo", in primo grado hanno condannato l'ex sindaco Gianni Alemanno a sei anni per corruzione e finanziamento illecito, oltre all'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici.
La Procura di anni ne aveva chiesti cinque. Alemanno è stato anche condannato al pagamento immediato di una provvisionale di 50 mila euro, a favore sia di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, che del Campidoglio in vista di un risarcimento danni, e gli sono stati confiscati 298 mila euro.
Mafia Capitale, i fatti contestati e la sentenza
Per i prossimi due anni, l'ex segretario nazionale del Fronte della Gioventù, non potrà contrattare con la Pubblica amministrazione. Gianni Alemanno, già sindaco di Roma dal 2008 al 2013, è stato condannato oggi per fatti che risalgono a un periodo che va dal 2012 al 2014. Stando alle pesantissime accuse della Procura accolte dai giudici, Alemanno avrebbe venduto la sua funzione di sindaco e compiuto atti contrari ai doveri del suo ufficio: tramite l'ex amministratore delegato di Ama, Franco Panzironi, avrebbe ricevuto oltre 223 mila euro, spesi tra cene elettorali, finanziamenti giunti sul conto corrente della fondazione Nuova Italia da lui presieduta.
Una parte dei soldi sarebbero stati ricevuti 'cash' nel 2014, dai corruttori Salvatore Buzzi, il ras delle coop, e dall'ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari, Massimo Carminati. Così il sodalizio criminale di Mafia Capitale, avrebbe ottenuto il controllo del territorio, sarebbe riuscito a far nominare dirigenti in Ama, a pilotare l'appalto per l'organico della municipalizzata a favore delle coop della galassia Buzzi, e a sbloccare i crediti che lo stesso Buzzi vantava con la Pubblica amministrazione, Ama ed Eur spa.
All'ex ministro delle politiche agricole nel Governo Berlusconi, sono stati confiscati 298 mila e 500 euro perché sarebbe una somma frutto di corruzione. L'inchiesta ha preso avvio nel 2014, quando Alemanno viene indagato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione aggravata e finanziamento illecito.
Poi la prima accusa decade perché i pm chiedono e ottengono l'archiviazione nel 2017. Restano in piedi le altre due, per cui viene rinviato a giudizio.
Gianni Alemanno: 'Sono innocente, sentenza sbagliata'
I suoi legali, Pietro Pomanti e Franco Coppi, avevano chiesto l'assoluzione dell'assistito con la formula più ampia possibile perché, tra le centinaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali, non ce ne sarebbe una in cui si dica che l'ex sindaco abbia preso soldi o che sia un corrotto. Mentre era in corso la lettura del dispositivo, Alemanno è rimasto impassibile.
Solo mentre stava lasciando piazzale Clodio, interpellato dai giornalisti ha ribadito la sua innocenza, dicendo che la sentenza è sbagliata in mancanza di una vera prova certa contro di lui.
Insieme ai difensori, aspetterà i termini per poter leggere le motivazioni della sentenza, per poi ricorrere in Appello. "Non solo l'uomo di riferimento di Mafia Capitale, visto che sono stato prosciolto dall'accusa di associazione mafiosa", ha detto. Per Alemanno, c'è stata una precisa volontà da parte dei giudici che, in nome di un preciso "teorema accusatorio", lo avrebbero voluto condannare spingendosi oltre le richieste della Procura.