L'episodio risale ad alcune settimane fa, ma se n'è avuta notizia solo nelle ultime ore. I familiari di Desirée Piovanelli, la 14enne vittima di un efferato omicidio nel 2002, avrebbero trovato un fantoccio impiccato, con tanto di teschio al posto della testa, sul cancello della villetta in cui vivono a Leno, in provincia di Brescia.
Dopo la spaventosa scoperta, che sembrerebbe un messaggio intimidatorio nei confronti del padre della ragazza, Maurizio, quest'ultimo ha deciso di sporgere denuncia presso i carabinieri che hanno iniziato ad indagare per risalire all'autore del gesto.
A riportare la vicenda è stata l'edizione cartacea del "Giornale di Brescia": negli ultimi mesi, il delitto per cui sono stati condannati tre giovani - minorenni all'epoca dei fatti - ed un vicino di casa della vittima, è tornato al centro delle cronache giudiziarie.
La richiesta di riapertura delle indagini sul delitto da parte del padre di Desirée
L'estate scorsa è stato proprio Maurizio Piovanelli a chiedere pubblicamente la riapertura delle indagini sulla morte della figlia, perché convinto che non tutte le responsabilità siano emerse nel corso dei precedenti processi. Secondo i familiari della ragazza il delitto avrebbe avuto un mandante, rimasto nell'ombra per tutto questo tempo, e si spiegherebbe con un losco giro legato alla pedofilia, su cui non si sarebbe investigato a fondo.
Il padre di Desirée era stato ascoltato in procura a Brescia proprio qualche giorno prima del ritrovamento del fantoccio. Nelle ultime ore, il sostituto procuratore Donato Greco ha deciso di aprire un'inchiesta su quest'ultimo atto intimidatorio, che si va ad aggiungere a quella in mano a Barbara Benzi sulle nuove, possibili piste relative all'assassinio di 17 anni fa.
La morte di Desirée dopo il tentativo di violenza carnale
Desirée Piovanelli è stata uccisa il 28 settembre del 2002 da un branco formato da tre minorenni e un adulto, all'interno della cascina Ermengarda di Leno, nella bassa Bresciana. È stata attirata lì con l'inganno dal coetaneo Nicola Bertocchi, che le aveva telefonato raccontandole di aver trovato tre gattini in quell'edificio, poco distante dall'abitazione della giovane.
In realtà si è trattato di una trappola: i quattro, inizialmente, hanno cercato di violentare la 14enne ma, di fronte alle sue resistenze, hanno perso la testa, aggredendola. Proprio Bertocchi l'avrebbe uccisa con ripetute coltellate, arrivando quasi a decapitarla. Dopo una lunga serie di bugie e tentativi di depistaggio, in cui si è cercato di far passare la sparizione della giovane per una fuga volontaria, i responsabili sono stati arrestati.
Nicola Bertocchi è stato condannato a 18 anni, mentre gli altri due minori, Nicola Vavassori e Mattia Franco, avrebbero dovuto scontare rispettivamente 15 e 10 anni di carcere. Tuttavia, grazie alla riduzione delle pene, i tre ora sono liberi, mentre è ancora in prigione l'unico adulto del gruppo, Giovanni Erra, il vicino di casa di Desirée, a cui inizialmente i giudici avevano inflitto la pena dell'ergastolo, poi ridotta a 30 anni.
Proprio quest'ultimo, alcune settimane fa, ha ribadito la propria innocenza e chiesto la revisione del processo prima attraverso i propri avvocati, e poi con una lettera scritta di suo pugno dal carcere.