Il caso di Desirée Piovanelli sarà riaperto. A distanza di 17 anni dal delitto della 14enne di Leno (in provincia di Brescia) e nonostante quattro condanne definitive i magistrati bresciani hanno deciso di accogliere la richiesta del padre della giovane, Maurizio Piovanelli, e di aprire un fascicolo, al momento senza indagati, per omicidio. Verrà quindi analizzata una traccia biologica rinvenuta sul giubbino della vittima e mai analizzata.
Caso riaperto
Nei giorni scorsi, il Giornale di Brescia, aveva rivelato che i legali della famiglia Piovanelli avevano avanzato alla Procura di Brescia la richiesta di poter di analizzare un Dna rinvenuto sul giubbotto che la ragazzina indossava il giorno il cui è stata ritrovata senza vita e che non sarebbe mai presa in considerazione.
I Ris di Parma, in una relazione risalente a 17 anni fa e firmata dall'ex comandante Luciano Garofano, si limitarono a dichiarare che la traccia rinvenuta poteva essere ricondotta "ad un soggetto di sesso maschile diverso dagli indagati". Il materiale biologico ritrovato all'altezza del costato e del gomito destro di Desiréé, però non fu mai analizzato e non gli fu mai attribuito un nome ed un cognome.
Maurizio Piovanelli, già ascoltato dalla Procura, è sempre stato convinto che dietro il delitto della figlia ci fosse "qualcosa di grande", probabilmente un giro di pedofilia (con festini a cui partecipavano anche minorenni) e di droga. Così, in seguito al suo esposto, i magistrati bresciani hanno deciso di aprire un fascicolo.
D'accordo con il procuratore reggente Carlo Nocerino e con il sostituto Barbara Benzi le nuove indagini sono state affidate al dirigente della Squadra Mobile della Questura Alfonso Iadeva (all'epoca dell'omicidio, nel 2002, le indagini furono invece condotte dai carabinieri). Nei prossimi giorni, gli inquirenti, valuteranno come muoversi in merito alla traccia di Dna.
Un nuovo 'Ignoto 1'?
Ora che la Procura di Brescia ha deciso di accogliere la richiesta della famiglia Piovanelli, a distanza di 17 anni , ci si potrebbe trovare di fronte ad un nuovo Ignoto 1, come nel caso di Yara Gambirasio. Per l’omicidio di Desirée, però, sono stati condannati in via definitiva tre amici della ragazzina (Mattia Franco, detto Bibo, Nicola Bertocchi Nicola Vavassori) che hanno già scontato la pena ed un uomo, 35enne all'epoca dei fatti, Giovanni Erra (che, dal carcere, ha recentemente chiesto la revisione del processo).
Secondo la ricostruzione dei giudici, Desirée, attirata in una trappola venne uccisa a coltellate perché avrebbe provato ad opporsi ad un tentativo di violenza sessuale. Le indagini furono chiuse in pochi giorni ed il profilo genetico non fu approfondito in quanto, all'epoca, non emerse nessuna evidenza a carico di persone diverse da quelle che poi furono condannate. La traccia, infatti, è stata ritrovata su una parte esterna della giaccone della quattordicenne e potrebbe essere frutto di una contaminazione indipendente dallo scenario che si è presentato all'interno della cascina Ermengarda.
Secondo Garofano, oggi, uno screening di massa non sarebbe praticabile. "Il profilo genetico comunque c’è - ha concluso - e nel caso emergesse una pista valida, basata su sospetti fondati, la comparazione è possibile":