Una storia come tante, quella di Marianna Cammarota, 35 anni, madre di due gemelli. La donna è stata costretta a lasciare il proprio lavoro proprio a causa della sua scelta di essere madre.
La vicenda
Marianna Cammarota vive a Lissano, in provincia di Monza. Lavora all'interno di un'azienda che si occupa di telecomunicazioni, il suo Lavoro le piace, si impegna; le propongono corsi, lei ne è entusiasta. La stimano all'interno dell'azienda, è una risorsa importante. Marianna si sposa e nel 2013 rimane incinta dei due gemelli. Dato che la donna non può contare sull'aiuto di parenti per accudire i bambini, decide di chiedere una diminuzione dell'orario di lavoro che le viene accordata per un tempo determinato, fino al 2017.
Trascorsi tre anni, la donna si ritrova a dover eseguire la medesima scelta, ma questa volta le viene negato. Le viene negata anche la possibilità di lavorare in un turno fisso 8-17, ma le viene proposto di lavorare anche il sabato. Per ovvi motivi, la donna rifiuta.
Nel frattempo, Marianna aveva percepito anche il cambio di atteggiamento che c'era stato nei suoi confronti a lavoro; sentiva di non essere più stimata come prima, ma anzi di essere diventata un peso. "Mi hanno fatto capire di essere diventata un peso, anche spostandomi da una parte all'altra", dice la lavoratrice. La donna possiede anche un attestato da operatore socio sanitario e vorrebbe trovare un lavoro presso un centro diurno, riuscendo finalmente nel suo intento.
Nonostante quel lavoro le piacesse, quindi, è stata costretta a lasciare quel posto proprio a causa dell'impossibilità di conciliare vita lavorativa e vita familiare. E a questa scelta, purtroppo, sono costrette moltissime donne lavoratrici in Italia.
Lavoro e vita privata in Italia
I dati che circolano sono allarmanti. Basti pensare che in Italia, tra il 2011 ed il 2016, il 55% delle donne si sono licenziate a causa della difficoltà di conciliare famiglia e lavoro.
Questo accade perché le agevolazioni che spesso alle mamme spettano non vengono loro concesse nella realtà. Anzi, proprio a causa della propria condizione, sono tantissime le donne che subiscono mobbing sul lavoro. I motivi, purtroppo, sono sempre gli stessi: mancato accoglimento del bambino all'asilo o al nido, orari di lavoro inconciliabili con quelli delle strutture preposte alla cura dei bambini, lavori su turni.
Queste sono solo alcune delle motivazioni, ma ce ne sono molte altre.
Inoltre, numerose sono le donne costrette durante gli stessi colloqui di lavoro a rispondere a domande che riguardano la loro vita privata e familiare; coloro che ammettono di voler costruire una famiglia, spesso vedono sfumare la possibilità di ottenere quel lavoro.