Continuano serrate le indagini della Squadra Mobile intorno alla baby-gang di Manduria, i cui membri sono accusati della morte del pensionato 66enne Antonio Cosimo Stano, avvenuta il 23 aprile scorso in ospedale a seguito di una violenta aggressione in casa sua. Per quell'episodio erano già finiti in carcere 8 ragazzini, e solo due di loro erano maggiorenni: ieri la Polizia ha tratto in arresto altri 9 soggetti, anche questi perlopiù tutti minorenni.

Si tratterebbe - secondo quanto riportato dall'agenzia stampa LaPresse - di adolescenti di età compresa tra i 15 e 17 anni.

Gli inquirenti stanno ricostruendo un quadro davvero agghiacciante, e purtroppo l'episodio che ha riguardato il povero Stano non sarebbe l'unico: chi indaga, infatti, avrebbe scoperto un vero e proprio "vaso di Pandora", giacché pare che a Manduria operassero almeno tre bande di bulli.

Le baby-gang e il loro modus operandi

Sarebbe stato un sistema collaudato quello della nascita di una cosiddetta baby-gang. I ragazzini, infatti, solitamente creavano prima una chat di gruppo che aveva il compito di riunire sul luogo degli appostamenti tutti i membri, poi si passava all'azione, insultando e infastidendo violentemente le vittime, perlopiù persone disabili o con qualche altro deficit. "Gli orfanelli", "L'ultima di carniali" e "Solo noi": sono questi i presunti nomi delle chat di gruppo aperte su WhatsApp allo scopo di identificare un preciso sodalizio.

Pare che la terza chat fosse composta solo da ragazze, delle quali al momento soltanto una sarebbe finita nel registro degli indagati, e la sua posizione sarebbe tutt'ora al vaglio degli inquirenti. Dalla chat de "L'ultima di carniali" è venuto fuori un episodio abbastanza singolare: uno dei componenti del gruppo avrebbe chiesto se fosse stato possibile utilizzare degli oggetti contundenti, mentre un altro, probabilmente intuendo il pericolo, avrebbe manifestato la paura di non potersi "divertire".

"Te lo faccio vedere io se non ti diverti pizz...", avrebbe detto uno dei ragazzini all'autore della domanda. Quella sera l'appuntamento sarebbe stato proprio a casa di Antonio Stano, in via San Gregorio Magno: era la sera del 5 marzo scorso.

La Procura perplessa sul ruolo della parrocchia

Il 66enne, che era l'uomo che più spesso veniva preso di mira, abitava nei pressi di una parrocchia, e proprio per questo la Procura è perplessa sul ruolo che avrebbe ricoperto la chiesa locale.

Infatti, secondo quanto riferisce il quotidiano online Blitz, un giornalista avrebbe domandato al procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo quale sarebbe stato il ruolo della parrocchia, e perché quest'ultima non abbia mai segnalato nulla.

L'inquirente avrebbe risposto che per adesso su questo non può dare una risposta precisa, e che per il momento: "Non posso anticipare nulla". Negli scorsi giorni, altre persone avrebbero denunciato di aver subito molestie dai presunti bulli.