La Procura della Repubblica di Roma ha archiviato l'inchiesta sul sequestro degli elenchi di persone appartenenti a logge massoniche siciliane e calabresi. Secondo quanto si apprende dalla stampa locale il gip ha bocciato la tesi dei difensori dei Goi, il Grande Oriente d'Italia, la più grande associazione massonica italiana, che aveva denunciato alcuni componenti della commissione parlamentare d'inchiesta della scorsa legislatura: tra questi figuravano appunto Rosy Bindi, Claudio Fava, Claudio Mattiello e il pentastellato Mario Michele Giarrusso.

Gli stessi avevano infatti chiesto chiarezza sull'operato della "fratellanza", per cui la Guardia di Finanza aveva sequestrato gli elenchi dei membri delle varie logge. Lo stesso Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, rieletto da poco alla guida dell'ordinanza massonica, si chiedeva se l'operato degli inquirenti fosse lecito. Adesso l'inchiesta è archiviata, e le motivazioni sembrano abbastanza chiare.

La Procura: 'Acquisizione coerente'

Secondo quanto ribadito dal gip Valerio Savio, quanto effettuato dagli investigatori è un'operazione assolutamente lecita, per cui ha respinto l'istanza del Goi. L'operato di chi ha indagato sul caso era "coerente con la finalità di un'indagine" che mirava a scongiurare eventuali reati di natura penale commessi dagli appartenenti alle logge massoniche.

Addirittura la stessa Bindi era stata denunciata per il reato di abuso d'ufficio, e lo stesso gip ha deciso che ad essa non può essere imputata alcuna responsabilità, in quanto era presidente della stessa commissione parlamentare. Insomma l'ordinanza massonica presieduta da Bisi non avrebbe ragioni per ritenere improprio l'operato della magistratura, in quanto gli elenchi di una associazione privata, come può essere quella massonica, non sono oggetto di "segreto", per cui non è opponibile all'autorità giudiziaria, specialmente quando questa decide di fare delle indagini.

Nessuna diffamazione

I parlamentari che erano stati denunciati dal Goi dovevano anche rispondere del reato di diffamazione, ma tale reato non è anch'esso ascrivibile, in quanto nessuno avrebbe mai pronunciato il nome di Bisi o dell'ordinanza massonica del Grande Oriente Italia. Gli "indagati" infatti avevano soltanto fatto riferimento al mondo massonico cosiddetto "deviato", e che quest'ultimo avrebbe avuto rapporto con le organizzazioni criminali giudicate di stampo mafioso, sia in Calabria che in Sicilia.

Per questo né a Rosy Bindi, né agli altri membri della commissione dell'Antimafia si possono riconoscere i reati che il Goi ha contestato. Sicuramente nei prossimi giorni si potranno conoscere ulteriori particolari su questa vicenda.