Massimo Bossetti, muratore di Mapello (in provincia di Bergamo) condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate di Sopra (sempre nel Bergamasco) sta scrivendo un libro, o meglio un memoriale, che ripercorre tutte le tappe del suo percorso giudiziario.

L'uomo, che si è sempre dichiarato innocente, ha anche ammesso di essere spaventato dalla possibilità che - come nel caso di Olindo e Rosa (per la giustizia gli autori dell'atroce strage di Erba) - i reperti relativi al suo caso possano andare distrutti.

Il memoriale di Massimo Bossetti

Massimo Bossetti, attualmente rinchiuso nel carcere di Bollate (Milano) nei giorni scorsi ha inviato una lettera a Marco Oliva, conduttore della trasmissione Iceberg in onda sull'emittente Telelombardia. Nella lunga missiva (composta da ben 7 pagine) ha rivelato che sta lavorando ad un memoriale che ripercorre la sua vicenda giudiziaria a partire dal giorno del suo arresto, avvenuto il 14 giugno 2014.

Come confermato dal suo avvocato difensore, Claudio Salvagni, l'ex muratore - oggi 49enne - ha iniziato a scrivere a partire dallo scorso autunno, dopo che, ad ottobre, la Cassazione ha reso definitiva la condanna all'ergastolo per l'omicidio della piccola Yara. Da quel momento, ogni giorno riempie decine di fogli protocollo ripercorrendo le tappe del processo, ma anche ricordando i momenti felici passati con la moglie Marita Comi ed i tre figli.

"L'idea - ha spiegato il legale al quotidiano Il Giorno - è quella di un libro a quattro mani, alternandoci. Massimo - ha precisato - in quello che ha scritto finora ha messo non solo i fatti, ma anche i suoi sentimenti, le sue emozioni e la rabbia che prova da innocente".

L'avvocato, invece, si concentrerà su ciò che si rivelato essere un "qualcosa di immenso" ed una battaglia imprevedibile contro un sistema che non ha permesso di esercitare appieno la difesa.

"Non sarà - ha aggiunto - una riproposizione di atti giudiziari e di ricorsi, nel libro ci sarà anche la mia storia personale".

'Non voglio fare la fine di Olindo e Rosa'

Nello scritto inviato al conduttore di Iceberg, il muratore di Mapello si è firmato come "Massimo Bossetti, prigioniero di Stato", e ha più volte ribadito la sua innocenza e la sua estraneità al caso di Yara.

La vittima, giovane promessa della ginnastica ritmica - ricordiamo - scomparve in circostanze misteriose nel tardo pomeriggio di venerdì 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra (dove risiedeva con la famiglia) e fu ritrovata senza vita, casualmente, il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d'Isola (a circa 10 km di distanza dalla sua abitazione).

Bossetti ha anche voluto lanciare un appello a chi si occupa della custodia dei reperti relativi al suo fascicolo giudiziario: "Chiedo - si legge - che venga garantita la massima conservazione e che non vengano distrutti com'è accaduto in altri casi, affinché un domani la mia difesa possa fare un'ulteriore, accurata indagine".

Subito dopo ha fatto riferimento alla strage di Erba: "Il timore che possano andare distrutti è alto - ha affermato - basti vedere quanto è avvenuto nel caso di Olindo e Rosa. Non per niente - ha concluso - come me sono stati allegramente condannati all'ergastolo due sprovveduti".