Dopo 3 mesi di lunghe proteste martedì sera è arrivato il ritiro della norma sull'estradizione tanto contestata da molti e che ha portato Hong Kong nel caos, facendo crollare la borsa. Per ora la governatrice Carrie Lam ha accolto solo una proposta su cinque dei manifestanti. Inoltre Lam ha innalzato un muro riguardo alle altre proposte, ci sarà un indagine sull'operato della polizia, ma svolta dall'interno e non quindi non da un organismo terzo come volevano i manifestanti.

La richiesta della scarcerazione dei manifestanti arrestati è stata ritenuta inaccettabile "per qualsiasi città dove è in vigore lo stato di diritto".

Secondo quanto riportato da una fonte governantiva, Carrie Lam ha fatto questo passo in avanti per raffreddare il clima e per far uscire Hong Kong da questa profonda crisi. Il ritiro di questo provvedimento dimostra che la governatrice vuole aprire un dialogo con i movimenti di protesta, soprattutto per placare le frange violente.

La legge ritirata sull'estradizione

La legge che ha portato il caos a Hong Kong regolava le estradizioni dei sospettati verso i Paesi con cui non c'è un accordo specifico, tra cui la Cina continentale, ed è stata vista dai cittadini come un attentato all'autonomia di Hong Kong. In un primo momento, dopo le prime manifestazioni pacifiche, la legge è stata difesa da parte di Lam ma, dopo gli scontri intorno al Parlamento del 12 giugno, era stata sospesa nella sua esecuzione.

Secondo varie fonti, Lam aveva già proposto il ritiro della legge, ma aveva ricevuto un forte no da parte Pechino fin quando martedì è arrivata la decisione finale. Inoltre, secondo una registrazione ottenuta e pubblicata da Reuters, Carrie Lam, durante un incontro a porte chiuse con degli imprenditori, aveva ammesso di avere poteri limitati in questa situazione.

Le conseguenze

Ora che la legge è stata ritirata, la borsa di Hong Kong è salita del 3, portando quindi un po' di linfa all'economia della città. Secondo Lam e il Governo cinese di Pechino, il ritiro di questa legge sull'estradizione potrebbe calmare gli animi dei manifestanti più violenti, ma le dichiarazioni del 22enne Joshua Wong, uno dei leader della Rivoluzione degli ombrelli del 2014, fermato e rilasciato lo scorso 30 agosto su cauzione, vanno nella direzione opposta.

Wong afferma che la risposta di Lam è arrivata solo dopo 7 morti, 1200 manifestanti arrestati e molti dei quali maltrattati. Inoltre ritiene che, con questa decisione, il Governo di Hong Kong abbia fatto ben poco e che quindi i cittadini dovranno continuare a manifestare.