A Hong Kong proseguono i violenti scontri tra polizia e manifestanti. Gli ultimi episodi di violenza hanno avuto inizio quando una marcia non autorizzata ha cercato di avvicinarsi pericolosamente al parlamento con l'uso di oggetti pericolosi come le molotov, ciò ha costretto la polizia a reagire con l'uso della forza.
Le violenze sulla metro
Sui social ci sono diverse testimonianze di quanto accaduto, in particolare un video diventato virale illustra i violenti tafferugli sulla metro di Prince Edward dove i poliziotti si sono scagliati contro gli attivisti facendo uso di manganelli e spray al peperoncino, il tutto accaduto a bordo di una carrozza ferma.
Secondo la polizia, tutto è iniziando quando la gente in protesta ha danneggiato un centro informazione e una biglietteria presente in stazione e la manifestazione che, sempre secondo le forze dell'ordine, sarebbe sfociata in atti di danneggiamento verso strutture pubbliche, sarebbe stata irregolare perché la società che gestisce i servizi a terra dell'aeroporto avrebbe ottenuto il divieto, da parte del tribunale, di simili eventi all'interno degli spazi di propria competenza. Fermo restando che la polizia ha subito numerose critiche a causa dei metodi brutali con cui sta respingendo le proteste, caratterizzate da decine di arresti, sarebbero stati 40 solo per l'episodio che ha riguardato la metro.
Gli scontri hanno creato diversi disagi portando alla sospensione dei mezzi pubblici da e per l'aeroporto, oltre a blocchi e presidi da parte della polizia. Tra l'altro i violenti disordini hanno letteralmente paralizzato le attività turistiche di Hong Kong visto che dall'inizio dello scorso mese di agosto ad oggi sarebbero stati cancellati almeno un migliaio di voli a seguito della situazione di estrema emergenza.
Le motivazioni della protesta
Le motivazioni di queste violente proteste vanno attribuite innanzitutto allo status di Hong Kong, di fatto territorio cinese ma regione amministrativa speciale con tanto di moneta, organizzazione politica ed identità culturale. "Una Cina, due sistemi" sono le quattro parole che descrivono la situazione dell'ex colonia britannica diventata parte integrante della Cina comunista dal 1997, 150 anni dopo la Guerra dell'Oppio.
Ma un secolo e mezzo sotto la Union Jack ne ha influenzato il sistema amministrativo, ancora oggi decisamente occidentale e caratterizzato da principi costituzionalmente garantiti, quali ad esempio la libertà di stampa e di parole ed il diritto di protesta. Teoricamente Hong Kong conserva un alto grado di autonomia rispetto alle politiche di Pechino in tutti i comparti, tranne la politica estera e la difesa. Parecchi cittadini di Hong Kong, però, ritengono che la Cina stia iniziando a violare questi diritti e già nel 2014 la città era stata teatro di violente proteste durante quasi tre mesi e note come 'la rivolta degli ombrelli'. Il tutto scaturito dalla decisione di Pechino di riformare il sistema elettorale vigente in un modo che i cittadini di Hong Kong hanno ritenuto contrario all'autonomia di cui gode la provincia.
Anni ed anni di tensioni, dunque, sono ora sfociati in quanto sta accadendo in queste settimane.
Cosa chiedono i manifestanti
Sono cinque i punti fondamentali della protesta, ciò che dunque chiedono i manifestanti al governo cinese. In primo luogo la cancellazione del disegno di legge che prevede l'estradizione verso la Cina che viene considerato invasivo nel sistema giuridico locale. Poi le dimissioni del capo del governo di Hong Kong, Carrie Lam e l'apertura di un'inchiesta sui metodi brutali della polizia nel sedare la protesta. Inoltre il rilascio dei manifestanti arrestati e garanzie sulle fondamentali libertà democratiche.