Torna sulle cronache nazionali la nave Sea Watch 3 facente capo alla Ong che è diventata celebre per la querelle che vide protagonista la capitana Carola Rackete e il governo italiano. La notizia proveniente dall'attualità è che l'imbarcazione ha avuto la notifica della fine del sequestro probatorio che era stato disposto dalla Procura di Agrigento. Tuttavia, la nave è ugualmente obbligata a restare ferma poiché lo scorso 2 settembre è giunta la comunicazione ufficiale del "sequestro amministrativo" dell'imbarcazione. Un susseguirsi di eventi che, naturalmente, suscita polemiche nelle opinioni di chi sostiene il lavoro delle Ong come per l'appunto Carola Rackete, che si è espressa in maniera piuttosto dura su ciò che ha definito un "abuso" e "perdita di tempo".
Resta il provvedimento amministrativo
Il provvedimento notificato lo scorso 2 settembre rappresenta una misura cautelare ed è arrivato insieme all'obbligo di pagare una sanzione di 16.666 euro. Il provvedimento amministrativo sarebbe l'effetto di quello che è il decreto sicurezza bis e contesta la "recidività" all'imbarcazione per essere entrata ed aver ancorato in acque territoriali italiane. La nave è da tre mesi ferma nel porto di Licata e c'è il rischio che, qualora si verificasse conferma da parte del Prefetto della misura, si possa addirittura arrivare alla confisca dell'imbarcazione. I legali della Ong sono al lavoro per provare a sbloccare la situazione. Occorre ricordare che i fatti che sono oggetto dei provvedimenti risalgono ormai alla fine del mese di giugno quando Carola Rackete divenne nota per non aver sottostato al diktat italiano di fare rotta verso una destinazione diversa da qualunque potesse essere quella di un porto italiano.
Carola Rackete dura per ciò che è accaduto
Carola Rackete è la capitana della nave Sea Watch che, nonostante il blocco navale italiano, scelse di forzare l'entrata nel porto di Lampedusa, in nome della necessità di preservare la vita dei migranti che aveva a bordo. In attesa di capire come si evolverà la sua vicenda penale in un processo in cui dovrà rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di disobbedienza a nave da guerra, si è espressa sulla vicenda in termini particolarmente duri.
Non ha, infatti, avuto remore nel definire il perdurare del sequestro amministrativo come "Una perdita di tempo ingiustificabile e un abuso volto a impedire gli sforzi per salvare vite". Sulla vicenda si è esposta anche la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi che ha evidenziato come la legge sul pacchetto sicurezza finisca per calpestare il dovere di un comandante di portare in salvo i naufraghi".