Quella che giunge da Conversano, una cittadina dell'hinterland barese, è una notizia che ha davvero dell'incredibile. Si sente spesso favoleggiare di antichi manieri che custodiscono tesori sepolti da moltissimi secoli. In provincia di Bari le cose però starebbero diversamente in quanto, uno studioso che sta catalogando le carte custodite nel castello, avrebbe scoperto una missiva che parla di un ingente tesoro che si troverebbe proprio sotto al torrione della antica costruzione. Il ricercatore in questione è Antonio Fanizzi. Lo stesso, sulle pagine della testata giornalistica locale online, Bari Inedita, spiega che il forziere in cui è contenuta cotanta ricchezza sarebbe in ferro e al suo interno si troverebbero 27 libbre di verghe d'oro, gioielli e preziosi appartenenti alla moglie del conte Giulio Antonio Acquaviva D'Aragona.
Una storia incredibile
I fatti in questione si sarebbero svolti nel lontano 1481, quando il conte appena citato si ritrova ad essere in partenza per Otranto, nel sud della Puglia, dove vi è in corso un attacco degli Ottomani. Il D'Aragona, temendo di poter essere ucciso in battaglia, come poi avvenne, decise di confidarsi con un certo padre Lorenzo, a cui confessò di aver sepolto numerose ricchezze in un forziere sotto la torre del castello. Lui prese questa decisione anche perché temeva che la sua città, Conversano appunto, potesse essere razziata. Il peso totale dei monili e oggetti d'oro presenti all'interno della cassa sarebbe di circa tre quintali. Oggi avrebbe un valore di circa 16 milioni di euro.
Oltre ai preziosi ci sarebbe anche del denaro, ovvero 58.000 ducati d'oro di conio spagnolo. Gli aragonesi erano infatti una famiglia proveniente dalla penisola iberica.
La lettera doveva essere aperta dopo quattro secoli
A questo punto, una volta saputo del tesoro nascosto, padre Lorenzo avrebbe custodito il segreto. Il conte gli disse anche che questa storia non doveva essere rivelata prima che passassero quattro secoli.
Nel corso del 1800, quindi, una lettera viene consegnata a don Girolamo, che è discendente proprio degli Acquaviva D'Aragona, figlio di un certo Luigi. Lo stesso però fu impossibilitato a recuperare il tesoro, in quanto il maniero fu requisito e dato in enfiteusi al sacerdote Francesco Ramunni. Da lì in poi si sono perse le tracce di questo favoloso tesoro di cui farebbe parte anche tutto il vasellame d'argento del vicino monastero di San Benedetto.
Se sia leggenda o verità nessuno può dirlo con certezza, fatto sta che ci sono dei documenti storici che accertano la presenza di qualcosa di straordinario sotto la torre circolare del castello conversanese. La scoperto di Fanizzi sarebbe avvenuta circa un mese fa.