Una notizia che sa di agghiacciante già visto, di sciagura annunciata, di dolorosi ricordi: nel luglio di quest'anno Giuseppe Vitali ha preso un martello, e mentre sua moglie Denise dormiva tranquilla nel letto accanto a lui, l'ha aggredita; sentendo le urla della madre, era accorsa la figlia Giulia, ma il Vitali, in preda ad un furioso raptus, ha aggredito anche lei.

Le due donne sono riuscite a fuggire, e la giovane figlia, mentre scendeva le scale ha avvertito il fratello che vive al piano di sotto della stessa villa: "Papà vuole ucciderci" ha urlato.

Il fratello chiamava immediatamente i Carabinieri che, per fortuna, sono intervenuti tempestivamente evitando altre ripercussioni sulle due donne, rimaste sanguinanti, sulla strada, fuori dalla casa.

Dai racconti e dalle testimonianze raccolte dopo l'accaduto, è emerso che nella villa non c'erano mai state liti furibonde, nessuno aveva mai potuto riferire niente di strano, una famiglia tranquilla, normale, affettuosa; eppure nella mente del Vitali qualcosa di indefinito era scattato quella notte tra il 18 ed il 19 luglio, qualcosa che lo aveva portato ad un gesto incredibile: il tentativo di uccidere sua moglie, la compagna della sua vita, e persino sua figlia. L'uomo ha confessato più tardi che aveva intenzione di bruciare la casa, dopo aver ucciso le due donne, in modo da eliminare ogni cosa della sua vita.

Gli inquirenti hanno riferito che, in effetti, nel garage, c'erano alcune taniche piene di benzina. Occorre annotare però, che in quella stessa villa, al piano inferiore, vive l'altro figlio di Giuseppe Vitali, quello che ha chiamato i Carabinieri, e che con lui c'erano anche dei bambini innocenti.

Ha patteggiato ed è tornato a vivere nella stessa casa

Il colpo di scena è arrivato in questi giorni, quando il Giudice, grazie al patteggiamento, ha comminato a Giuseppe Vitali una pena di 4 anni e mezzo da scontare ai domiciliari, nella stessa casa dove vivono moglie e figlia, ma al piano inferiore, probabilmente ospite del cognato, che si era offerto di farlo già dalle prime ore dopo l'arresto.

Se da questo gesto si può ravvisare il tentativo di tenere separate le vite di Denise e Giulia da quella del Vitali, resta pure un interrogativo inquietante: non esiste più il pericolo di reiterazione del reato? I problemi economici risultanti dalle indagini, ovvero debiti per circa centomila euro, sussistono ancora, e dunque, chi garantisce che la depressione omicida del sig. Vitali non possa ripresentarsi? Dal comportamento di tutti i protagonisti di questa storia emerge una famiglia unita, amorevole, compatta, le due donne si sono recate più volte a trovare il Vitali in carcere, e sono state proprio loro ad andare a prenderlo una volta scarcerato, dichiarando di averlo perdonato.

Ma le domande restano, aperte, inquietanti.