Potrebbe arrivare già nelle prossime ore la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) sull'ergastolo ostativo. Il verdetto preoccupa il governo e la Commissione Parlamentare antimafia. I detenuti in regime di ergastolo ostativo, nel nostro Paese sono poco meno di un migliaio: perlopiù mafiosi ed ex brigatisti, ma anche condannati per reati legati al traffico di droga, pedopornografia e prostituzione minorile.

Attesa e preoccupazione per la decisione Cedu

Presto la Grande Chambre di Strasburgo si pronuncerà relativamente al ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza del giugno scorso con cui i giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno affermato che l'ergastolo ostativo risulta contrario alla Convenzione europea per i diritti umani.

Il Guardasigilli Alfonso Bonafede, nei giorni scorsi, ha espresso più di una perplessità in merito, in particolar modo, teme che si potrebbe arrivare ad un depotenziamento delle politiche, e degli strumenti, di lotta alla mafia ed al terrorismo. Anche la Commissione parlamentare Antimafia ha ribadito che la misura non deve essere toccata e che la Cedu dovrebbe dichiarare, chiaramente, la propria posizione nella lotta alla mafia. Poi, ha paventato il rischio di una delegittimazione del 41 bis, un particolare regime carcerario che impedisce qualsiasi contatto e relazione tra il detenuto e l'organizzazione criminale di cui era parte. Il presidente della commissione d'inchiesta bicamerale, Nicola Morra, dopo aver denunciato una grave indifferenza da parte delle istituzioni europee nei confronti delle mafie (salvo poi, puntualmente sdegnarsi di fronte a stragi che avvengono fuori dal territorio italiano, come quella di Duigsburg), ha affermato che riformare l'ergastolo ostativo rappresenterebbe anche un duro colpo alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino.

Sulla questione, sabato, è intervenuto anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio; su Facebook ha dichiarato che si corre il rischio di ritrovarsi con un'infinita serie di ricorsi e, soprattutto, di far uscire dal carcere anche terroristi e boss mafiosi. Il leader del M6S ha quindi invitato ad una seria ed attenta riflessione in onore delle troppe vittime di terrorismo e mafie che, senza avere colpe, hanno perso la vita.

L'ergastolo ostativo

In Italia, la pena dell’ergastolo è disciplinata dal Codice Penale (agli articoli 17 e 22). Chi vi è condannato può - ne rispetto di determinate condizioni - accedere ad una serie di benefici penitenziari (come, ad esempio, la libertà condizionale o il regime di semi libertà). Quando - in caso di reati gravi, come quelli legati al terrorismo ed alla mafia - il condannato si rifiuta di collaborare con la giustizia viene, invece applicato l'ergastolo ostativo

Lo scorso 13 giugno, la misura è stata censurata dalla Corte europea di Strasburgo.

I giudici, infatti, hanno accolto l'istanza presentata da Marcello Viola (ergastolano condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, sequestro di persona e possesso illegale di armi da fuoco) precisando che l'ergastolo ostativo viola la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che, all'articolo 3, vieta trattamenti degradanti ed inumani. Di conseguenza, è stata sollecitata una riforma della misura.

Nel nostro Paese, attualmente, ci sono 957 detenuti condannati all'ergastolo detentivo per crimini di mafia, 1.150 collaboratori di giustizia e 4.592 persone che usufruiscono del regime di protezione. Tra il 2017 ed il 2018 111 mafiosi e sette testimoni hanno scelto di collaborare con la giustizia, In merito, Federico Cafiero De Raho, procuratore nazionale Antimafia ha fatto notare che questo è stato possibile grazie all'attuale legislazione. "Se l'ergastolo si trasformasse in una pena diversa - ha concluso - i risultati positivi conseguiti fino ad oggi non si avrebbero più".