Non è certamente tra i calciatori che hanno lasciato un segno in Italia. Tre esperienze con tre squadre diverse, la prima con il Torino quasi impalpabile nel 1995 dura solo pochi mesi. Hakan Sukur è un giocatore ben diverso, però, quando arriva all'Inter nel 2000 e si presenta come uno dei migliori attaccanti del panorama continentale, reduce da tanti gol realizzati tra nazionale turca e Galatasaray. Ma neppure a Milano riesce a sfondare, lascia la maglia nerazzurra dopo soltanto una stagione con 34 partite ed appena 6 gol. Andrà peggio al Parma nella stagione successiva, Hakan tornerà in patria nel 2003 dopo un'altra esperienza incolore, stavolta in Premier League con il Blackburn.
Nuovamente al Galatasaray, chiuderà la carriera nel 2008 segnando tanti gol (in totale saranno 297 in 545 gare) come aveva sempre fatto con i 'leoni' giallorossi. Sukur, profeta in patria almeno su un campo di calcio, ma quella patria l'ha persa nel 2015 quando decise di trasferirisi in California con la famiglia a causa dell'apertura di un processo nei suoi confronti per 'ingiurie' pronunciate contro il presidente Recep Erdogan. L'anno successivo gli accade anche di peggio, dopo il tentato golpe in Turchia, infatti, nei suoi confronti viene emesso un ordine di arresto perché ritenuto vicino ad un gruppo terroristico. Oggi vive a Palo Alto, negli States e si occupa di commercio di caffè. La sua battaglia contro Erdogan continua ed Hakan ha fatto sentire la sua voce in questi giorni con un tweet piuttosto eloquente in cui condanna l'azione militare di Ankara contro i turchi nel nord della Siria.
Ravezzani: 'Onore a lui ed al suo sacrificio'
"La mia é una lotta per la giustizia, per la democrazia, per la libertà e per la dignità umana. Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere é l'umanità". Lo dice chiaro e tondo Hakan tramite il suo account twitter ed il riferimento è quella patria per la quale ha dato tutto, sportivamente parlando e che oggi sembra irrimediabilmente persa. Se tornasse in Turchia verrebbe infatti arrestato con accuse gravissime. Il suo tweet viene evidenziato da un account di tifosi interisti che si chiama 'Fondamentalismo nerazzurro' che ricorda le recenti polemiche divampate a causa del saluto militare dei giocatori della Turchia prima della gara valida per le qualificazioni ad Euro 2020, sfoggiato durante l'esecuzione dell'inno nazionale.
"La nazionale turca s'inchina ad Erdogan, ma noi fondamentalisti nerazzurri ci riconosciamo nel coraggio di Hakan". Il post ricorda come l'ex calciatore sia stato costretto a lasciare il suo Paese e privato di tutti i suoi beni.
La mia é una lotta per la giustizia, per la democrazia, per la libertà e per la dignità umana.
Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere é l'umanità.
— Hakan Şükür (@hakansukur) October 13, 2019
Ed il coraggio di Sukur viene evidenziato anche dal direttore di Telelombardi, Fabio Ravezzani, in un altro tweet. "Lo conobbi 24 anni fa, era l'idolo di Istanbul e la gente era in delirio intorno a lui, in qualunque parte del Paese andasse. Ha perso tutto per un ideale, onore a lui ed al suo sacrificio".
Conobbi Hakan Sukur 24 anni fa. Era l’idolo di Istanbul. Intorno a lui gente in delirio ovunque andasse. Lo portai alla sua prima cena italiana provando a spiegargli qualcosa del nostro mondo, mi ascoltava attento. Ha perso tutto per un ideale. Onore a lui, al suo sacrificio. https://t.co/g5LddcDOAc
— Fabio Ravezzani (@FabRavezzani) October 13, 2019