Uno scenario imprevedibile anche per teorici ed analisti esperti di questioni mediorientali. L'esercito siriano è in marcia verso il nord del Paese per supportare i curdi del Rojava contro l'avanzata turca. L'intesa è stata raggiunta tra i vertici delle milizie curde ed il governo di Bashar al-Assad grazie alla mediazione della Russia, ci sarebbe dunque l'ok di Vladimir Putin alla risposta militare del fedele alleato siriano. Nuovo scenario che, però, sembra non preoccupare più di tanto Recep Erdogan che non ha nessuna intenzione di fermare l'azione delle sue forze armate.
I curdi chiedono aiuto a Mosca
La decisione di Donald Trump di smobilitare le truppe statunitensi dal nord della Siria ha spiazzato i curdi, abbandonati dunque da quel potente alleato che, in fin dei conti, li aveva 'semplicemente' utilizzati per combattere l'Isis nel nord della Siria. Le milizie dell'Ypg, nei giorni scorsi, avevano manifestato l'intenzione, qualora Washington li avesse lasciati al loro destino, di chiedere aiuto a Mosca e così è stato. Nelle province di Hasaka e Raqqa, già teatro di scontri sanguinosi durante i giorni più cruenti della guerra civile siriana, l'esercito di Assad cercherà dunque di fermare l'avanzata di quello turco: si preannuncia un pericoloso scontro in campo aperto con numerosi attori protagonisti della lunga 'questione siriana' che, di fatto, potrebbe aggravare pericolosamente la precaria situazione.
Erdogan: 'Noi combattiamo il terrorismo'
Per Recep Erdogan, pertanto, quello che lui definisce 'approccio' da parte della Russia "non è un problema" e, nel contempo, il presidente turco sminuisce il pericolo di uno scontro in campo aperto con l'esercito siriano e, indirettamente, con la Russia. "Girano molte voci - dice - ma io so che il nostro accordo con gli Stati Uniti prevedeva che Manbij fosse evacuata entro 90 giorni da tutti i terroristi, cosa che non è accaduta in oltre un anno".
Le forze armate della Turchia, pertanto, sono in marcia nel nord-est della Siria con l'obiettivo di attaccare Kobane, qui potrebbero entrare in contatto con l'esercito di Assad. "La nostra non è una guerra contro i curdi, ma contro il terrorismo - ha aggiunto il leader del governo di Ankara - che è attivo nella zona di confine tra Turchia e Siria.
La nostra azione finora ci ha permesso di uccidere almeno 500 terroristi". Infine il presidente turco attacca senza mezzi termini l'Unione Europea. "Ho parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il premier britannico Boris Johnson, il problema europeo è la disinformazione. A loro chiedo se hanno intenzione di stare dalla parte di un alleato Nato o dei terroristi".