La parola “ergastolo” ieri mattina ha riecheggiato nell’aula del Tribunale di Sassari. A pronunciarla è stato il pubblico ministero Mario Leo che, al termine della requisitoria, ha chiesto la massima pena per Marcello Tillocca. Il 43enne algherese che, lo scorso 23 dicembre, ha strangolato la moglie Michela Fiori. L’uomo, dopo il delitto, si era presentato dai Carabinieri e aveva ammesso le sue colpe. Il processo con rito abbreviato si svolge a porte chiuse. Il giudice per le udienze preliminari, Michele Contini, ieri mattina dopo aver ascoltato la requisitoria del pm, durata circa un’ora, ha ascoltato anche le arringhe degli avvocati.

Compresi quelli che si sono schierati parte civile. E sempre ieri mattina, all’esterno del palazzo di giustizia, l’associazione “Rete delle Donne” ha messo in atto una sorta di presidio contro la violenza sulle donne. L’atroce delitto era andato in scena nella casa di famiglia di Alghero, quartiere di Sant’Agostino, senza che nessuno si accorgesse di niente. Il pubblico ministero Mario Leo, nella sua requisitoria, ha ricostruito punto per punto quello che sarebbe accaduto quella maledetta mattina senza nemmeno tenere conto della confessione dell’imputato, considerando la mole di prove raccolte e le tante testimonianze registrate.

In attesa della sentenza

La sentenza del processo contro Marcello Tillocca è attesa per il prossimo 24 ottobre.

Nel frattempo l’imputato, che ha partecipato impassibile all’udienza di ieri, tramite il suo avvocato ha depositato altre memorie difensive che potranno essere prese in considerazione dal giudice. Dopo la requisitoria del pm è stato il turno degli avvocati delle parti civili. In prima linea Gavinuccia Arca, legale dell’associazione “Rete delle Donne” di Alghero.

Poi è stato il turno degli avvocati Marco Manca e Lisa Udassi, che tutelano il fratello e la mamma della vittima. Anche gli avvocati, al termine delle loro arringhe, hanno chiesto il massimo della pena per l’imputato. Considerando soprattutto il fatto che Tillocca non si sia assolutamente pentito di quello che ha confessato di aver fatto.

In particolare modo i legali hanno messo in evidenza la gravità sociale dei femminicidi e in generale delle violenze perpetuate nei confronti delle donne. Durante l’udienza glia avvocati hanno anche chiesto un risarcimento danni di 30mila euro, con un’immediata provvisionale di 15 mila euro. Che dovrà essere data ai due figli della coppia, ora in affidamento alla nonna. Il 24 ottobre, data in cui è stata fissata la prossima udienza, dovrà anche parlare l’avvocato della difesa, Pietro Diaz, che potrà replicare alle parole dei colleghi prima che il giudice possa emettere la sentenza.

Un delitto assurdo

Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti Tillocca il dicembre scorso aveva strangolato la moglie con un laccio.

Poi, con tutta calma, era andato a prendere i suoi figli di 13 e 11 anni che al momento del delitto non erano in casa ma stavano giocando a calcio. L’uomo, dopo aver accompagnato i minori nell’abitazione della sorella, si era presentato nella caserma dei Carabinieri di Alghero e aveva confessato il delitto. Tra Tillocca e la moglie le cose non andavano bene da tempo. La coppia infatti stava affrontando una separazione difficile e si sarebbero dovuti vedere in udienza il 15 gennaio. Purtroppo però questo non è stato possibile.