L’allarme sulla situazione dei bambini in Sardegna l’ha lanciato negli scorsi giorni l’organizzazione “Save the Children” attraverso il decimo “Atlante dell’Infanzia a rischio”. E i dati sono davvero preoccupanti: nell’Isola, infatti, oltre un bambino su tre vive in una condizione di povertà relativa. Ma non solo: negli ultimi dieci anni in Sardegna c’è stata una diminuzione delle nascite quasi del trenta percento. Per non parlare poi della dispersione scolastica: il 23 per cento dei giovanissimi, praticamente due su cinque, hanno interrotto gli studi.

E quasi il 30 per cento dei ragazzi, cioè tre giovani su cinque, non frequenta la scuola e non si mette nemmeno alla ricerca di un lavoro, ne pensano di effettuare un corso per acquisire competenze lavorative che potrebbero servire in futuro. Insomma una situazione di povertà non solo economica ma anche educativa. Da evidenziare che la Sardegna, insieme alla Sicilia e alla Calabria, è la regione con la percentuale più alta di dispersione scolastica, oltre il 20 per cento, rispetto alla media nazionale che si attesta introno al 14,5 per cento. L’unico dato positivo è che la Regione Sardegna ha aumentato di 93 euro la spesa, pro capite, per tutti gli interventi che favoriscono i minori e la loro famiglia, arrivando a spendere 202 euro.

Una situazione d’allarme

I dati estrapolati dall’Atlante dell’infanzia parlano chiaro. Lo sottolinea Flaminia Cordani, referente di "Save the Children” in Sardegna: “Negli ultimi dieci anni – assicura la responsabile dell’organizzazione – i danni creati dall’inerzia della politica sono stati devastanti. Non sono stati effettuati investimenti nei servizi per la prima infanzia nelle scuole – spiega la Cordani - nelle politiche sociali dei comuni.

La politica non è stata in grado di mettere in atto una norma che riconosca il diritto di cittadinanza ai bimbi di seconda generazione – sottolinea – per questo motivo si sono acuite le diseguaglianze geografiche, intergenerazionali, economiche e sociali, tra i bambini che vivono nelle città e quelli che vivono nelle periferie.

Per non parlare – conclude la referente – delle diseguaglianze tra bimbi italiani e stranieri e tra chi si può permettere una scuola “bene” e chi no”. Dallo studio effettuato dall’organizzazione si evince anche che sono stati pochi gli interventi effettuati dalle istituzioni per una normale crescita culturale dei giovanissimi. Basta pensare che un ragazzo su tre non ha mai aperto un libro a scuola anche se, ultimamente, la situazione sta migliorando. Ma soprattutto sono sette su dieci i minorenni che non effettuano attività culturali sufficienti. Come ad esempio leggere un libro o sfogliare un quotidiano.

Situazione scolastica drammatica

Secondo lo studio effettuato dall’organizzazione “Save the Children” in Sardegna la situazione degli edifici scolastici è preoccupante.

Le scuole infatti rimangono luoghi non sicuri per gli studenti, considerando che nell’Isola il 79,6 per cento degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità. Per questo motivo l’organizzazione ha ben pensato di rilanciare la storica campagna “Illuminiamo il futuro” per cercare di contrastare la povertà educativa. Attraverso una petizione che può essere firmata nel sito “Illuminiamo il futuro” si sta cercando di recuperare tutti gli spazi pubblici abbandonati, per poi destinarli ad attività gratuite ed extra scolastiche dedicate ai bambini.