L'udienza dell'11 dicembre, che è stata tenuta da papa Francesco, ha avuto come tema il martirio. Per parlare di questo argomento, ha preso come esempio il passo degli Atti degli Apostoli dell'incontro di san Paolo con il nuovo re della Giudea Agrippa, venuto in visita a Cesarea per discutere delle cause giudiziarie. Questa storia di sofferenza dell'apostolo delle genti fa capire a tutti l'importanza della perseveranza della prova, ravvivando la fede e trasformando il patimento che l'apostolo subiva ingiustamente per causa della fede, in azione missionaria, portando avanti le sue tesi anche in contrasto con l'autorità religiosa del tempo.

L'incontro di san Paolo con il re Agrippa

Nel corso della sua catechesi il Pontefice, prendendo spunto dallo scritto dell'evangelista Luca, ha posto l'accento sull'affinità tra Gesù e Paolo, perché tutti e due sono stati accusati pubblicamente. E questa esperienza ha dato modo a papa Bergoglio di parlare del tema della persecuzione dei cristiani nel mondo, in quanto tanti cristiani sono perseguitati e versano il loro sangue per la fede in tante parti del pianeta. Come ha detto il Santo Padre, il martirio è l'aria della vita di un cristiano, perché i martiri sono sempre la prova dove c'è una benedizione del Signore, e le persone che sanno dare con la vita la testimonianza della parola di Cristo sono bene accette ai suoi occhi.

Il Papa ha detto questo perché, prima dell'udienza generale, ha incontrato un gruppo di pellegrini ucraini nella basilica di San Pietro, ed ha parlato loro con il cuore in mano. Comprendendo la loro difficile situazione di essere perseguitati a causa della fede, ha espresso loro l'intenzione di essere vicino al popolo ucraino con la preghiera, prevedendo anche in futuro di poter convocare un tavolo per la pace per mettere fine ad una guerra che da troppo tempo insanguina l'Ucraina.

Il giudizio verso l'apostolo Paolo

Il papa ha richiamato, nella sua catechesi, la figura di san Paolo, prigioniero, che si trova a difendersi dalle accuse di eresia pronunciate dalla gerarchia sacerdotale davanti al re di Giudea. Sembrava essere una difesa senza speranza, ma la sua apologia si è trasformata in una grande testimonianza di fede.

Ma chiedendo il diretto giudizio dell'Imperatore, - Paolo è cittadino romano ed è suo diritto richiedere questo giudizio in tribunale- ha indisposto la persona del re di Giudea. Una perseveranza dell'apostolo che, come ha concluso il Papa nell'udienza, consiste nella prova e nella capacità di leggere tutta la sua vita con gli occhi della fede. Il Santo Padre, infine, ha chiesto la benedizione del Signore, per rendere capaci tutti i cristiani di essere fino in fondo missionari del Signore.