Lutto nella Comunità Ebraica di Roma: uno degli ultimi superstiti della deportazione nei campi di concentramento, Piero Terracina, è morto all'età di 91 anni. Non era stato prelevato nella triste giornata del 16 ottobre del 1943, data in cui i tedeschi avevano fatto un rastrellamento a tappeto nel ghetto, ma venne deportato ad Auschwitz nel 1944 in quanto fu segnalato da un delatore, insieme alla sua famiglia, il 7 aprile di quell'anno, durante la celebrazione della Pasqua ebraica e perciò venne arrestato dalle truppe di occupazione tedesche. Portato con i suoi prima nel carcere di Regina Coeli, poi nel campo di Fossoli nel modenese, fino ad arrivare nel lager polacco dove gli "inceneritori" lavoravano a pieno regime.

Testimone instancabile della Shoah

Terracina era un testimone instancabile di quella orrenda tragedia. Si ricorda che, in una delle sue ultime apparizioni a Formia, raccontò ad una platea di giovani studenti come avvenne quella che lui chiamò la "selezione": lui fu veramente fortunato in quanto per ben sei volte sfuggì a morte certa. Ma altri suoi compagni non ce l'hanno fatta. Quando ritornò in Italia per lungo tempo rimase in silenzio, come altri che subirono lo stesso trattamento disumano. Poi cominciò, molti anni dopo, la sua infaticabile opera di testimonianza.

Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, ha detto che con lui scompare un sopravvissuto dell'incredibile barbarie che colpì tutta la comunità israelitica d'Italia e d'Europa.

Un' altra sopravvissuta, la senatrice Liliana Segre, lo ha ricordato come uno dei reduci dello stesso lager dove lei si trovava, nella sezione femminile. Da adesso la senatrice a vita si sente più sola perché non avrà più vicino colui che ebbe una sorte diversa rispetto alla morte di tanti altri che non ci sono più, perché qualcuno aveva deciso di sterminarli.

Il mondo politico italiano piange la morte di Terracina

Anche il mondo politico italiano ha espresso parole di conforto per la morte di colui che, fino al 7 dicembre, suo ultimo giorno di vita, era la memoria vivente dell'Olocausto. Per il premier Giuseppe Conte l'importante è ricordare le parole di un' intellettuale torinese, lo scrittore Primo Levi, il quale ammoniva di non togliere il segnalibro da quelle pagine orribili di una storia da non ripetere mai più.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto di aver appreso con tristezza la morte di Terracina, che era l'ultimo dei testimoni diretti della deportazione degli ebrei romani.

Il segretario del PD, nonché governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, ha detto di non avere parole per descrivere la morte di colui che aveva fatto del "memorare" una missione di vita. Piero Terracina, come ha precisato in seguito, denunciava liberamente le omissioni e i silenzi che c'erano stati in quegli anni, e ha preso l'impegno di non abbassare mai la guardia in nome della sua infinita sete di verità storica. Per il commissario europeo Paolo Gentiloni la sua scomparsa ha lasciato un dolore immenso, e ci sarà l'onere per ricordarlo insieme a coloro che riuscirono a tornare dal campo di Auschwitz - Birkenau e che non sono più in vita.